La dama rossa uccide sette volte
Durata
100
Formato
Regista
Baviera, 1972. Il mistero della Dama Rossa e della Dama Nera, un'inquietante quanto sanguinosa leggenda legata alla discendenza dei Wildenbrück, sembra rinnovarsi quando, alla morte dell'anziano Tobias Wildenbrück (Rudolf Schündler), si manifesta una misteriosa presenza femminile che inizia a compiere una serie di efferati omicidi. In attesa di impossessarsi dell'eredità, si trovano coinvolte nella spirale di violenza Franziska Wildenbrück (Marina Malfatti) e la cugina Ketty Wildenbrück (Barbara Bouchet), segnata dal trauma di aver ucciso accidentalmente l'odiata sorella Eveline alcuni anni prima...
Raffazzonato e sgangherato thriller che cerca di unire velleità da horror gotico e impianto tipico del giallo da esportazione made in Italy degli anni '70. Il risultato è un improponibile mistery che non funziona né in una direzione né nell'altra, capace di esaltare (forse) solo i più accaniti adepti dei B-movie nostrani. Le false piste risultano ridicole e la vicenda procede a tentoni tra un ammazzamento e l'altro, lesinando (purtroppo) anche nel mostrare le grazie delle protagoniste. Lo spunto avrebbe avuto anche una sua dignità se non fosse stato buttato alle ortiche da una rozza sceneggiatura (del regista e Fabio Pittorru) incapace di proporre il minimo colpo di scena. Si salva solo l'atmosfera decadente del castello bavarese. Finale ridicolo. Musiche di Bruno Nicolai.
Raffazzonato e sgangherato thriller che cerca di unire velleità da horror gotico e impianto tipico del giallo da esportazione made in Italy degli anni '70. Il risultato è un improponibile mistery che non funziona né in una direzione né nell'altra, capace di esaltare (forse) solo i più accaniti adepti dei B-movie nostrani. Le false piste risultano ridicole e la vicenda procede a tentoni tra un ammazzamento e l'altro, lesinando (purtroppo) anche nel mostrare le grazie delle protagoniste. Lo spunto avrebbe avuto anche una sua dignità se non fosse stato buttato alle ortiche da una rozza sceneggiatura (del regista e Fabio Pittorru) incapace di proporre il minimo colpo di scena. Si salva solo l'atmosfera decadente del castello bavarese. Finale ridicolo. Musiche di Bruno Nicolai.