Onirica – Field of Dogs

Onirica

Durata

101

Formato

Regista

Adam (Michael Tatarek), giovane polacco promessa della poesia e dell’ambiente accademico, soffre di narcolessia a seguito di un gravissimo incidente stradale dove perde la fidanzata e il migliore amico. Il sonno e la lettura della Divina Commedia alleviano il suo dolore fisico e spirituale.



Dopo il fortunato I colori della passione (2011), Lech Majewski dirige Onirica, ambientando la storia di Adam sullo sfondo delle drammatiche vicende politiche, sociali e climatiche che sconvolsero la Polonia nel 2010. Lungo un arco narrativo nel quale da un certo punto in poi è davvero difficile distinguere il sogno dalla realtà, il protagonista recupera la vista persa durante l’incidente, e insieme ad essa anche l’innata capacità di “vedere oltre”, di prolungare la vita terrena in un aldilà onirico, rifacendosi anche a una delle frasi che la zia gli rivolge in uno dei loro intensi dialoghi: «la morte è la separazione da ciò che vediamo». Dalle stanze rosse di bergmaniana memoria ai carrelli su oggetti inanimati e soggetti umani immobili, passando per le cicatrici sull’occhio del protagonista, i tributi e il citazionismo si fanno largo di continuo nel tessuto di una pellicola sbalestrata e ipertrofica ma permeata, a suo modo, di gran rigore formale, dove il ruolo della “vista”, inteso come slancio creativo, dà vita a un film fortemente evocativo, assolutamente anti-narrativo, denso di situazioni immaginifiche non sempre centrate ma a tratti comunque coerenti. Un malfermo ma stimolante esercizio di cinema al servizio di un ingombrante pietra miliare della cultura di ogni tempo, nel quale la sacralità e la visionarietà della Divina Commedia vengono trasposte in chiave moderna approdando a un purificatorio lavacro finale, sintesi perfetta tra simbologia ed estetica. L’intellettualismo domina fastidiosamente e stucchevolmente e il protagonista non pare avere spalle larghe a sufficienza per sostenere la responsabilità di un impianto così ingombrante, ma il tocco di Majewski non manca di stimolare e suscitare riflessioni.
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