Lo spacciatore
Light Sleeper
Durata
103
Formato
Regista
Spacciatore d'alto bordo, John LeTour (Willem Dafoe), giunto all'alba dei quarant'anni, decide di fare un bilancio della propria vita, nel tentativo di dare un senso a un'esistenza segnata da disillusione e rimpianto. Sarà decisivo l'inaspettato incontro con Marianne (Dana Delany), ex fiamma a cui si scopre ancora legato da un sentimento profondo. La morte violenta della ragazza lo porterà a compiere una scelta necessaria quanto disperata.
Esponente di spicco della New Hollywood, di cui è stato superbo cantore soprattutto in veste di sceneggiatore (basti citare Taxi Driver di Martin Scorsese, del 1976), Paul Schrader scrive e dirige un rarefatto noir metropolitano che, mettendo in secondo piano le dinamiche più convenzionali del genere (sfruttando come semplice pretesto l'ambiente della droga, vista semplicemente come dipendenza per sentirsi parte della realtà), si concentra sul ritratto esistenziale di un protagonista segnato da solitudine, colpa e redenzione. Aggiornando agli anni Novanta le istanze tipiche delle pellicole crepuscolari degli anni Settanta, Lo spacciatore convince per l'ambientazione urbana livida e notturna (bellissimi i giri in auto per le vie buie di Manhattan), che prende il degrado (cumuli di rifiuti in ogni angolo) solo come immagine da contrapporre all'utopico sguardo distaccato di John (un perfetto Willem Dafoe), anima dannata e aliena in un inferno contemporaneo. Ma l'insofferenza del protagonista è enfatizzata da una rigida successione di situazioni un po' inamidate (il diario, l'impossibile desiderio di sapere il proprio destino, il passato che riaffiora) e l'atmosfera è ovattata anche quando dovrebbe essere più rabbiosa. Notevole fotografia di Ed Lachman e struggenti musiche di Michael Been. Abiti di Giorgio Armani. Presentato in concorso al Festival di Berlino.
Esponente di spicco della New Hollywood, di cui è stato superbo cantore soprattutto in veste di sceneggiatore (basti citare Taxi Driver di Martin Scorsese, del 1976), Paul Schrader scrive e dirige un rarefatto noir metropolitano che, mettendo in secondo piano le dinamiche più convenzionali del genere (sfruttando come semplice pretesto l'ambiente della droga, vista semplicemente come dipendenza per sentirsi parte della realtà), si concentra sul ritratto esistenziale di un protagonista segnato da solitudine, colpa e redenzione. Aggiornando agli anni Novanta le istanze tipiche delle pellicole crepuscolari degli anni Settanta, Lo spacciatore convince per l'ambientazione urbana livida e notturna (bellissimi i giri in auto per le vie buie di Manhattan), che prende il degrado (cumuli di rifiuti in ogni angolo) solo come immagine da contrapporre all'utopico sguardo distaccato di John (un perfetto Willem Dafoe), anima dannata e aliena in un inferno contemporaneo. Ma l'insofferenza del protagonista è enfatizzata da una rigida successione di situazioni un po' inamidate (il diario, l'impossibile desiderio di sapere il proprio destino, il passato che riaffiora) e l'atmosfera è ovattata anche quando dovrebbe essere più rabbiosa. Notevole fotografia di Ed Lachman e struggenti musiche di Michael Been. Abiti di Giorgio Armani. Presentato in concorso al Festival di Berlino.