Le origini del male

1974. Joseph Coupland (Jared Harris), docente presso l'università di Oxford, indaga sull'origine delle malattie psichiatriche. Per dimostrare le sue teorie decide di usare come cavia Jane Harper (Olivia Cooke), schizofrenica con tendenze autolesioniste convinta di essere posseduta da uno spirito: nell'esperimento sono coinvolti due studenti, Krissi (Erin Richards) e Harry (Rory Fleck-Byrne), e il cineoperatore Brian (Sam Claflin).

Horror banale e inutilmente citazionista che John Pogue spaccia come vagamente veritiero, menzionando in apertura e chiusura un riferimento a “fatti realmente accaduti”. L'imposizione dell'elemento demoniaco per veicolare la tesi dell'impotenza scientifica di fronte a forze maligne risulta forzata e a tratti ridicola, non certo supportata da una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti (oscuri lo sviluppo e le motivazioni di base) e da un'incomprensibile miscelanza di stili (l'usurata tecnica del mockumentary, finta ripresa in tempo reale con soggettive volutamente sbilenche, alternata a riprese statiche e soporifere). Cast impacciato: si salvano solo Olivia Cooke, che riesce in sparuti momenti a risultare quasi inquietante, e Jared Harris, molto british ed efficace nei panni del cinico professore disposto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. Sceneggiato dal regista con Craig Rosenberg e Oren Moverman.