La passione di Cristo

Ultime ore di vita di Gesù (Jim Caviezel): l'arresto nel Getsemani dopo il tradimento di Giuda (Luca Lionello), l'impietoso processo presso Ponzio Pilato (Hristo Shopov) e il Sinedrio di Gerusalemme, la flagellazione per mano dei romani, la salita al Calvario, la crocifissione e la conseguente resurrezione.

Regista ipervitaminico e muscolare, con un occhio al cinema d'autore e uno al successo popolare, Mel Gibson ha riletto con (apparente) coraggio e budget spropositato (30.000.000 di dollari) l'insostenibile carico di sofferenza provato da Gesù nelle sue ultime ore di vita, secondo quanto riportato dai Vangeli. Azzerando la dimensione religiosa, il film è da prendere come una trasfigurazione horror della Passione, in cui Gibson può dare libero sfogo alla sua sadica spettacolarizzazione del massacro corporale attraverso un'orgia di sangue e brandelli di carne (impossibile non distogliere lo sguardo durante la sequenza della flagellazione). Molto curato a livello stilistico, con un accorto (o sciagurato, a seconda dei punti di vista) uso dei flashback per approfondire il lato umano di Cristo. Un estenuante calvario per lo spettatore, irrispettoso nella sua smisurata volgarità. La scelta, tanto ottusa quanto interessata al botteghino, è di mostrare invece di suggerire. Notevole Rosita Celentano, presenza satanica di grande impatto visivo. Recitato in latino e aramaico. Fotografia di Caleb Deschanel, musiche di John Debney, costumi di Maurizio Millenotti. Interamente girato in Italia (Cinecittà e la Basilicata). Tre nomination agli Oscar (fotografia, colonna sonora, trucco) e due Nastri d'argento (scenografia e costumi).