Il ciarlatano
The Big Mouth
Durata
107
Formato
Regista
L'impiegato di banca Gerald Clamson (Jerry Lewis), appassionato di pesca, soccorre un sub ferito. L'uomo si rivela essere il gangster Syd Valentine (Lewis), identico a Gerald: in segno di riconoscenza, Syd racconta a Gerald dei diamanti che ha rubato ad altri gangster e gli consegna una mappa per recuperarli. Ma per l'impacciato impiegato di banca è l'inizio di una lunga serie di guai.
Jerry Lewis usa uno dei temi tipici della sua filmografia (lo scambio di persona e la conseguente assunzione di un'identità alternativa) per riflettere sul ruolo dell'apparenza nella società contemporanea, osservata con umorismo amaro. Benchè la confezione sia di buon livello e la prova attoriale di Lewis risulti più che pregevole, si avverte una certa stanchezza sia nello sguardo ironico su usi e costumi, sia nella creatività. Meno pungente e più dimesso, meno travolgente e più cervellotico (forse troppo, ragion per cui il film fu un sonoro fiasco), il regista e interprete sembra cercare una comicità più matura e sofisticata, ma finisce con l'imbrigliare se stesso, depotenziando tanto la portata espressiva della messa in scena (il giocare con le immagini e la costruzione visiva dei primi film è solo un vago ricordo) quanto il valore sociologico e filosofico della narrazione. Il risultato, così, è confuso e piatto, malgrado le ambizioni e il tentativo di perseguire un tipo di humor meno convenzionale.
Jerry Lewis usa uno dei temi tipici della sua filmografia (lo scambio di persona e la conseguente assunzione di un'identità alternativa) per riflettere sul ruolo dell'apparenza nella società contemporanea, osservata con umorismo amaro. Benchè la confezione sia di buon livello e la prova attoriale di Lewis risulti più che pregevole, si avverte una certa stanchezza sia nello sguardo ironico su usi e costumi, sia nella creatività. Meno pungente e più dimesso, meno travolgente e più cervellotico (forse troppo, ragion per cui il film fu un sonoro fiasco), il regista e interprete sembra cercare una comicità più matura e sofisticata, ma finisce con l'imbrigliare se stesso, depotenziando tanto la portata espressiva della messa in scena (il giocare con le immagini e la costruzione visiva dei primi film è solo un vago ricordo) quanto il valore sociologico e filosofico della narrazione. Il risultato, così, è confuso e piatto, malgrado le ambizioni e il tentativo di perseguire un tipo di humor meno convenzionale.