In fuga dalla guerra in Libia, Dani (Jean-Christophe Folly) trova rifugio a Perigine, piccolo paese del Trentino. Tra le montagne conosce Michele (Matteo Marchel), un ragazzino di dieci anni orfano di padre con cui inizierà un profondo rapporto.



Al centro de La prima neve ci sono due persone agli antipodi, culturali e anagrafici, che in un lasso di tempo lento ma definito devono riuscire a capirsi e a trovare una tenera forma di dialogo. Commovente racconto di difficoltà di integrazione, esteticamente contemplativo, spinto all'estremo visivo (la pelle di Dani, il candore della neve) e di significato (la difficoltà di comprensione tra esseri umani, a prescindere dalle origini), il film risulta però estremamente fragile nella dimensione narrativa, con uno script gracile che non tiene testa al fattore paesaggistico. E anche la scrittura dei personaggi funziona a fasi alterne: l'approfondimento psicologico, seppur ricercato, si ferma spesso alla superficie. Notevole, in ogni caso, la fotografia di Luca Bigazzi. Presentato nella sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia.
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