Primavera in una piccola città

Xiao Cheng Zhi Chun

Anno

Paese

Generi

Durata

95

Formato

Regista

Yuwen (Wei Wei(, casalinga devota e solitaria dalla vita monotona, vive con il marito decaduto, malato e fiaccato dalla vita in una casa trascurata e preda dell’incuria nelle difficoltà del dopo guerra. La visita di un medico, migliore amico del marito e ex-amante di Yuwen, riaccenderà l’attrazione mai sopita, scuotendo il marito dal torpore. 

Un film intimo di estrema eleganza ove i conflitti interiori tra amore, fedeltà, dovere, passioni e convenzioni sociali, sono coniugati con maestria, finezza e profondità. La diegesi si colloca in una terra dal paesaggio spoglio, scevro di riferimenti temporali e geografici – un mondo chiuso in se stesso: le fortificazioni di Songjiang – che focalizza la tensione emotiva sui protagonisti della vicenda (Yuwen, il marito, il medico, la sorellina del marito e il domestico) utilizzando anche elementi del noir. Yuwen cammina lungo le mura diroccate e fatiscenti di una Cina anonima nella prima scena e finisce a fatti immutati con la consapevolezza che non sarà più come prima. La lentezza delle immagini accompagnata dalla voce fuori campo – monologo interiore di Yuwen – e i sentimenti espressi solo con la naturalezza di gesti e espressioni, di Wei Wei e tutto il cast, sono una testimonianza di estrema finezza cinematografica. Ai vertici del “nulla di fatto”, Fei Mu tesse l’intreccio, lo ritrae nelle potenzialità emotive senza portarlo a compimento: un elegante dramma della privazione, la rinuncia. Passione e sentimento cederanno alla fedeltà, a una benaugurante ripartenza della storia tra Yuwen e il marito, trasformando l’elemento turbativo esterno nella scintilla per il loro risveglio e riconsegna alla passione rinnovata. Accostato a Ozu, al cinema europeo e a Visconti, in occasione della sua presentazione a Venezia nel 2005, John Woo ne parlò come del rappresentante più autorevole del vero cinema cinese ascrivibile a una sorta di neorealismo pittorico. Riscoperto e restaurato nel 1981, oggetto di remake di Tian Zhuangzhuang nel 2002.
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