Quei loro incontri
Durata
68
Formato
Regista
Sequel di un precedente film di Straub e Huillet, Dalla nube alla resistenza (1979), sempre ispirato all'opera di Cesare Pavese Dialoghi con Leucò. In questo caso, ci si ispira agli ultimi cinque dialoghi del libro, che vengono recitati da attori italiani dalla provenienza geografica molto diversificata.
Straub e Huillet tornano su uno dei loro autori letterari di riferimento, vale a dire l'inestimabile Cesare Pavese, e si cimentano nuovamente con Dialoghi con Leucò, opera tra le più vivide e tormentate dello scrittore piemontese, un testo capace di sondare tematiche filosoficamente elevate e di grande risonanza. I due registi prendono meno di un quarto dei dialoghi dell'opera di Pavese e li traspongono con il loro solito stile: inquadrature fisse e di grande fermezza, che immergono gli interpreti in uno scenario agreste e immortalano una recitazione all'insegna della più totale assenza di naturalezza, elevando il cinema a strumento di alienazione. In questo caso, però, nonostante la forma adottata da Straub e Huillet si ponga sempre come un monito all'insegna di un ammirevole estremismo, la messa in scena graffia e punge molto poco e l'anima del testo di partenza, sublime nell'usare il mito per parlar d'altro (cioè del contemporaneo), è lambita solo in superficie. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Straub e Huillet tornano su uno dei loro autori letterari di riferimento, vale a dire l'inestimabile Cesare Pavese, e si cimentano nuovamente con Dialoghi con Leucò, opera tra le più vivide e tormentate dello scrittore piemontese, un testo capace di sondare tematiche filosoficamente elevate e di grande risonanza. I due registi prendono meno di un quarto dei dialoghi dell'opera di Pavese e li traspongono con il loro solito stile: inquadrature fisse e di grande fermezza, che immergono gli interpreti in uno scenario agreste e immortalano una recitazione all'insegna della più totale assenza di naturalezza, elevando il cinema a strumento di alienazione. In questo caso, però, nonostante la forma adottata da Straub e Huillet si ponga sempre come un monito all'insegna di un ammirevole estremismo, la messa in scena graffia e punge molto poco e l'anima del testo di partenza, sublime nell'usare il mito per parlar d'altro (cioè del contemporaneo), è lambita solo in superficie. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.