Amadeus

Amadeus

Premi Principali

Oscar alla miglior regia 1985

Golden Globe alla miglior regia 1985

Anno

Paese

Durata

160

Formato

Regista

Vita e morte del genio musicale per eccellenza Wolfgang Amadeus Mozart (Tom Hulce): ribelle, sregolato, schiacciato da una minacciosa figura paterna (Roy Dotrice) e perseguitato, pur senza saperlo, dal rivale Salieri (F. Murray Abraham), invidioso a tal punto da provocarne la precoce scomparsa.

Tratto dall'omonimo lavoro teatrale di Peter Shaffer, che firma anche la sceneggiatura, Amadeus è un ritratto del celeberrimo compositore austriaco, indubbiamente romanzato ma anche di notevole spessore. Eccessivo, sguaiato, infantile, spendaccione eppure capace di toccare vette divine: il Mozart ritratto straordinariamente da Hulce è un guitto angelico, un folle cherubino, vittima di se stesso e del suo talento inumano. A fare da contrappunto alla sua malata vitalità il segaligno Salieri, timorato di Dio e incapace di comprendere come un «fanciullo osceno» possa essere stato scelto dal suo Signore come strumento di grazia ineguagliabile. Al di là della finzione storica che contrappone i due personaggi in duello eterno quanto unilaterale (Mozart non teme Salieri e se ne fa beffe, ma arriva anche a fidarsi di lui quando, solo e sul lastrico, non ha altri appigli), che dà alla pellicola un respiro quasi western, è la musica di Mozart a essere vera protagonista, con gli oscuri accenti freudiani del Don Giovanni, con le note fiabesche de Il flauto magico ma anche e soprattutto con lo struggente Requiem che il compositore, ignaro, scrive per se stesso, ormai consumato da fervore ed eccessi. Un ritratto di vibrante passione, che equilibra perfettamente i momenti leggeri con quelli drammatici (il finale soprattutto, con Mozart febbrilmente impegnato in una corsa contro il tempo che gli resta per terminare la sua ultima composizione), forse non filologicamente corretto dal punto di vista biografico ma senza dubbio capace di rendere giustizia a una figura enorme e sublime come quella del musicista. Splendidi costumi, scenografie e fotografia (Miroslav Ondrícek), quasi del tutto giocata con la luce naturale sull'esempio del Barry Lyndon kubrickiano (1975). Otto premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista a F. Murray Abraham per il suo maligno, tormentato e indimenticabile Salieri.
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