
Un viaggio chiamato amore
Premi Principali

Coppa Volpi per il miglior attore alla Mostra del Cinema di Venezia 2002
Durata
96
Formato
Regista
1916. Dopo essersi scambiati per mesi diverse lettere, la quarantenne scrittrice Sibilla Aleramo (Laura Morante) e il poeta Dino Campana (Stefano Accorsi), di nove anni più giovane, decidono di incontrarsi. I due si innamorano, legati da una passione verace ma effimera, destinata a esaurirsi dinnanzi alle fragilità emotive di Sibilla e al precario equilibrio psicologico di Dino, che sarà internato in un manicomio dove morirà pochi anni dopo
Placido prende spunto dal carteggio tra Dino Campana e Sibilla Aleramo (Un viaggio chiamato amore, pubblicato da Feltrinelli) per raccontare la storia di due solitudini che si incontrano, ambedue gravate da turbe psichiche che minano la possibilità di una relazione sentimentale stabile ma non quella di abbandonarsi a una passionalità erotica struggente e liberatoria. Inserendo dei pretestuosi e gratuiti flashback sull'infanzia di Sibilla, il regista vuole sottolineare in maniera fin troppo evidente il carico di traumi che la poetessa si porta dietro nell'età adulta, evidenziando quindi la comunanza di fragilità tra Dino e la sua amante. Ma questa è solo una delle tante cadute nel gorgo dei cliché di Placido e dei suoi sceneggiatori (Diego Ribon e Heidrun Schleef) sempre attenti a marcare senza sfumature la caratterizzazione psicologica dei protagonisti, rendendo così la narrazione piuttosto prevedibile, stanca e interessante solo a tratti. Stefano Accorsi e Laura Morante, poi, caricano eccessivamente le loro interpretazioni, scadendo spesso e volentieri in fastidiose macchiette. Sorprendente (e immeritata) Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile a Stefano Accorsi alla Mostra di Venezia 2002.
Placido prende spunto dal carteggio tra Dino Campana e Sibilla Aleramo (Un viaggio chiamato amore, pubblicato da Feltrinelli) per raccontare la storia di due solitudini che si incontrano, ambedue gravate da turbe psichiche che minano la possibilità di una relazione sentimentale stabile ma non quella di abbandonarsi a una passionalità erotica struggente e liberatoria. Inserendo dei pretestuosi e gratuiti flashback sull'infanzia di Sibilla, il regista vuole sottolineare in maniera fin troppo evidente il carico di traumi che la poetessa si porta dietro nell'età adulta, evidenziando quindi la comunanza di fragilità tra Dino e la sua amante. Ma questa è solo una delle tante cadute nel gorgo dei cliché di Placido e dei suoi sceneggiatori (Diego Ribon e Heidrun Schleef) sempre attenti a marcare senza sfumature la caratterizzazione psicologica dei protagonisti, rendendo così la narrazione piuttosto prevedibile, stanca e interessante solo a tratti. Stefano Accorsi e Laura Morante, poi, caricano eccessivamente le loro interpretazioni, scadendo spesso e volentieri in fastidiose macchiette. Sorprendente (e immeritata) Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile a Stefano Accorsi alla Mostra di Venezia 2002.