L'ex soldato John Rambo (Sylvester Stallone) si è ritirato in Thailandia dove vive in un monastero. Richiamato in missione per fermare il genocidio dell'esercito russo in Afghanistan, rifiuta poiché non disposto a cambiare la vita che si è costruito. Il rapimento del colonnello e amico Samuel Trautman (Richard Crenna) gli farà cambiare iea. 

A tre anni da Rambo 2 – La vendetta, torna il celebre reduce dal Vietnam, diretto in questo caso dall'esordiente Peter MacDonald. Testosteronico esempio di cinema ad alto budget da collocarsi in pieno mandato repubblicano, periodo in cui i blockbuster a stelle e strisce regnavano indisturbati come la politica estera del governo Reagan. I nemici russi vanno combattuti in ogni campo, e l'Afghanistan era in quel momento un luogo particolarmente caldo. Anche a causa di una sceneggiatura ridondante e grossolana, il film raggiunge vette ridicole cancellando tutto ciò che di buono era stato fatto nel primo lungometraggio della saga (1982): il protagonista che abbatte un elicottero con un dardo esplosivo è l'emblema di un'operazione senz'anima né arte, inutilmente propagandistica e costantemente sopra le righe. Seguito da John Rambo (2008) di Stallone.

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