Un uomo fuggito da un campo di concentramento (Richard Hart) si innamora della moglie (Greer Garson) di un suo compagno (Robert Mitchum), a suo dire morto nel lager. Tra i due scoccherà la scintilla, nonostante il marito sia in realtà più vivo che mai.

Racconto sentimentale post-bellico, piuttosto superficiale nonostante il notevole intreccio narrativo che caratterizza gli scambi tra i tre personaggi principali. Si tratta comunque di un progetto riuscito a metà, in cui Cukor decise di abbandonare le riprese a lavorazione in corso, passando la patata bollente ad altri registi come Mervyn Le Roy, Victor Saville e Jack Conway. Richard Hart, invece, sostituì Robert Montgomery. Risultato: il film non ebbe mai un regista “ufficiale”, e a risentirne sono proprio l'identità dell'opera e, manco a dirlo, il talento di Greer Garson.
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