La grande abbuffata

La grande bouffe

Anno

Paese

Durata

130

Formato

Regista

Quattro amici (Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret) si ritirano in una cupa villa di Parigi, accompagnati da alcune prostitute e da una paffuta maestrina (Andréa Ferréol), per consumare un emblematico suicidio a base di cibo e sesso. Tra amori, amplessi e abbandoni, la tragedia deflagrerà inevitabile.

«Siete grotteschi, grotteschi e disgustosi. Perché mangiate, se non avete fame? Non è possibile, non è fame!». Agghiacciante e disperato apologo sulla deriva consumistica dell'uomo contemporaneo, immolato al culto del superfluo e destinato a spegnersi dopo una vita consacrata all'inettitudine. Marco Ferreri, anche sceneggiatore con Rafael Azcona e Francis Blanche (collaboratore ai dialoghi), elegge a veicolo significante l'allegoria (a partire dai quattro protagonisti, topoi di ossessioni carnali e ideologiche), riducendo al minimo la narrazione attraverso una giustapposizione di sequenze-simbolo e tratteggiando una quotidianità esemplificata nelle azioni più elementari (mangiare, dormire, copulare, defecare). Ciò che emerge è un ritratto nerissimo e spietato sulle idiosincrasie tipicamente borghesi, detonazione di un annientamento (sociale e morale) tanto temuto quanto inevitabile. Un'atmosfera tetra e allucinata (in cui i colori autunnali vengono privati del loro naturale calore attraverso la magistrale fotografia di Mario Vulpiani) e un umorismo demistificante (la sequenza del bagno invaso da escrementi: «Che orrore! Un'inondazione! Venite, presto, aiutatemi! È una catastrofe, è immondo! È spaventoso, è mostruoso! Questa merda mi travolge!») per stigmatizzare la naturale decadenza della figura maschile, perennemente castrata e sbeffeggiata nelle sue intenzioni e azioni, surclassata emozionalmente dalla Donna, essere mortifero (e al tempo vitale) destinato a proseguire la missione esistenziale. Cinico, nichilista, disturbante, imprescindibile: un'opera programmaticamente sgradevole, che regala momenti da antologia (la morte di Tognazzi, perfetta incarnazione di un latente parallelismo tra erotismo e disfacimento). Fischi e sputi al Festival di Cannes, dove fu presentato in concorso, e plurimi tagli da parte della censura, che rendono tutt'ora difficile reperire il film in versione integrale.
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