Durante un viaggio a Lisbona, Pierre Lachenay (Jean Desailly), scrittore affermato, conosce la giovane hostess Nicole (Françoise Dorlèac), che diverrà la sua amante, sconvolgendo per sempre l'equilibrio della sua vita famigliare.

Se il precedente film di Truffaut, Jules e Jim (1962), può essere considerato come una tragedia traboccante di anticonformismo, La calda amante, invece, si configura come «la tragedia del conformismo, dell'incapacità storica ed esistenziale di realizzare se stessi contro le limitazioni che soffocano le esistenze piatte dei protagonisti» (Alberto Barbera, Umberto Mosca). Affrontando la tematica della crisi coniugale, François Truffaut riesce nell'arduo compito di descrivere azioni e situazioni senza schierarsi con nessuno dei personaggi, grazie soprattutto a una misurata sceneggiatura (firmata dal regista con Jean-Louis Richard), priva di qualsiasi eccesso e frutto di una consapevole decostruzione. Lo stile, elegante e raffinato, fa il resto. All'epoca sia il pubblico che la critica riservarono al film una cattiva accoglienza (al Festival di Cannes fu addirittura fischiato), soprattutto per il finale a sorpresa, ma ancora oggi rimane uno dei lungometraggi più solidi e affascinanti dell'autore francese, uno di quei film la cui scarsa fama non rende di sicuro giustizia al valore effettivo dell'opera. Musiche di Georges Delerue.
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