Ricordati di me
Durata
125
Formato
Regista
Carlo (Fabrizio Bentivoglio) è sposato con Giulia (Laura Morante) e ha due figli: Valentina (Nicoletta Romanoff), che sogna di lavorare in TV, e Paolo (Silvio Muccino), innamorato, non ricambiato, di Ilaria (Giulia Michelini). I genitori, tra conflitti e liti sempre più frequenti, prendono coscienza di aver rinunciato alle proprie aspirazioni individuali per costruire una famiglia segnata da fragili equilibri.
Muccino scava dietro la facciata della famiglia perfetta e mostra la crisi che colpisce i genitori e si riversa sui figli. La mezza età viene mostrata come una nuova adolescenza in cui fare i conti con i propri sogni irrealizzati, costretti tra famiglia e lavoro. Le frustrazioni e l'infelicità sono un tratto comune di ogni personaggio: ognuno è pronto a mettere in discussione la sua vita, troppo preso dal proprio egoismo per rendersi conto di avere già molto di cui essere soddisfatto, incapace di comunicare e reagire al disagio di cui si sente vittima. Il fascino discreto della crisi borghese attraverso uno sguardo polifonico ma troppo patinato. Tecnicamente ben curato, montaggio serrato e macchina da presa ipercinetica che segue le nevrosi (spesso eccessivamente teatrali) delle dinamiche familiari giunte a un punto di rottura. Su tutti gli interpreti, spiccano Fabrizio Bentivoglio, con la sua interpretazione misurata, e l'esordiente Nicoletta Romanoff, calata con intelligenza nel ruolo, mentre convincono meno Laura Morante, a tratti insopportabile nello spingere sul pedale dell'isterismo, e Silvio Muccino, imbrigliato in una macchietta adolescenziale.
Muccino scava dietro la facciata della famiglia perfetta e mostra la crisi che colpisce i genitori e si riversa sui figli. La mezza età viene mostrata come una nuova adolescenza in cui fare i conti con i propri sogni irrealizzati, costretti tra famiglia e lavoro. Le frustrazioni e l'infelicità sono un tratto comune di ogni personaggio: ognuno è pronto a mettere in discussione la sua vita, troppo preso dal proprio egoismo per rendersi conto di avere già molto di cui essere soddisfatto, incapace di comunicare e reagire al disagio di cui si sente vittima. Il fascino discreto della crisi borghese attraverso uno sguardo polifonico ma troppo patinato. Tecnicamente ben curato, montaggio serrato e macchina da presa ipercinetica che segue le nevrosi (spesso eccessivamente teatrali) delle dinamiche familiari giunte a un punto di rottura. Su tutti gli interpreti, spiccano Fabrizio Bentivoglio, con la sua interpretazione misurata, e l'esordiente Nicoletta Romanoff, calata con intelligenza nel ruolo, mentre convincono meno Laura Morante, a tratti insopportabile nello spingere sul pedale dell'isterismo, e Silvio Muccino, imbrigliato in una macchietta adolescenziale.