La vie nouvelle

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102

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Seymour (Zachary Knighton), accompagnato da Roscoe (Marc Barbé), che si occupa del commercio di uomini e donne per affari di prostituzione, giunge in Bulgaria, dove in un bordello si innamora dell'ucraina Melania (Anna Mouglalis). L'uomo decide di scappare insieme alla ragazza, sottraendola dalle grinfie del magnaccia Boyan (Zsolt Nagy).

Ancora più eroticamente spinto e disturbante del precedente Sombre (1998), il secondo lungometraggio di Philippe Grandrieux spinge all'eccesso la poetica radicale del suo autore, sulla base di uno sterile e anacronistico sperimentalismo che appare già superato e privo di interesse. Il coraggio visionario in alcune scene di sesso e, soprattutto, nell'inquietante (ma futile) lunga sequenza di sesso estremo in bianco e nero, indugia sin troppo in una ricerca programmatica della provocazione a tutti i costi, suscitando scosse emotive destinate a esaurirsi all'istante. Un cinema sfuggente e privo di catarsi, ripiegato su se stesso all'ennesima potenza, giocato sulla presunta potenza di un apparato visivo in realtà nauseabondo (tra macchina da presa tremolante e studiatissimi fuori fuoco). E ogni pretesa di ancestrale simbolismo suscita solo una compassionevole alzata di spalle.
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