Salvo

In un'assolata Palermo, Salvo (Saleh Bakri), killer mafioso spietato e (apparentemente) imperturbabile, entra nella casa di un boss rivale per un regolamento di conti e si imbatte nella sorella di quest'ultimo, la ragazza non vedente Rita (Sara Serraiocco). L'incontro cambierà per sempre le loro esistenze, uguali e complementari al tempo stesso.

Proiettato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il Gran Premio e il Prix Rèvèlation, il film, distribuito in Italia dopo essere stato venduto in Francia, Australia, Brasile e Inghilterra, narra la storia di un legame (im)possibile nell'ambiente della malavita siciliana, in cui possibilità di amore e bisogno di libertà si intersecano per dare vita a un noir calato in un clima di sospensione che ben presto rivela la sua vacuità. Fastidiosamente ambiziosa, la pellicola, incentrata sul rapporto tra visibile e invisibile, fulcro del legame tra Salvo e Rita, è affossata da velleità autoriali di facile presa (i piani-sequenza privi di ritmo, le soggettive della ragazza cieca, le iperboli sugli oggetti, i rumori fuori campo) e da una sceneggiatura (che si concede addirittura un "miracolo"!) inadeguata a costruire un thriller esistenziale efficace. L'attore di nazionalità israeliana Saleh Bakri non ha il physique du rôle né il carisma adeguati per calarsi nei panni del killer silente e tormentato, schiacciato da pulsioni sentimentali represse. Sara Serraiocco, esordiente assoluta davanti alla macchina da presa, è irritante nell'enfatizzare l'handicap di una ragazza per cui non si riesce a provare un minimo di compassione. Poco valorizzata anche l'incandescente Palermo sullo sfondo, scenario dall'elevato potenziale espressivo esaltato solo in parte dal lavoro del direttore della fotografia Daniele Ciprì.