Esma (Mirjana Karanović) vive sola con la figlia Sara (Luna Mijović): la ragazzina crede che il padre sia morto durante la guerra dei Balcani, ma la verità è un'altra, ancora più dolorosa.

Premiato con l'Orso d'oro a Berlino, l'esordio di finzione della documentarista Jasmila Žbanić va a toccare uno dei temi più scottanti e meno trattati della storia europea contemporanea: gli atroci episodi di violenze carnali perpetrati dall'esercito serbo ai danni dei bosniaci in nome della pulizia etnica durante la guerra. La regista sceglie uno sguardo totalmente femminile, escludendo quasi del tutto gli uomini dalla sua narrazione, per mettere in scena uno straziante dramma – quello di una madre che si trova a dover rivelare alla figlia, prima detestata per la sua origine e poi amata follemente, la vera natura del padre – ma anche, e più semplicemente, le difficoltà quotidiane di una mamma single, con problemi economici e fastidi comuni. Molta carne al fuoco, dunque, trattata con uno sguardo asciutto e privo di retorica, fino a sfiorare l'impersonalità: il grande limite del film è proprio quello di non mostrare mai lo sguardo dell'autrice, che racconta con distacco, quasi timorosa di inficiare con il proprio marchio la veridicità socio-politica del documento. Efficace il cast.
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