Soap Opera
Durata
86
Formato
Regista
Francesco (Fabio De Luigi) è ancora innamorato della sua ex, Anna (Cristiana Capotondi), che è incinta. Paolo (Ricky Memphis) aspetta un figlio dalla moglie ma viene colto da dubbi sulla sua sessualità. Francesca (Elisa Sednaoui) è tornata dall'ex fidanzato che però si è tolto la vita. Insieme ad altri personaggi pittoreschi, e a ridosso del Capodanno, saranno protagonisti di una notte piena di sorprese.
L'obiettivo chiarissimo di Alessandro Genovesi è quello di dar vita a una commedia "diversa" dagli standard prevedibili e statici del cinema comico italiano di oggi. La peggior settimana della mia vita (2011) e Il peggior Natale della mia vita (2012) condividevano tale analoga speranza ma, in tal senso, l'opera terza dello sceneggiatore di Happy Family (2010) è ben più ambiziosa: fa infatti ricorso a un'arietta da commedia sofisticata un po' surreale e un po' brillante, che oscilla tra momenti frizzanti e deviazioni romantiche. Un'atmosfera fuori dal tempo, collocata in uno spazio imprecisato messo lì apposta per non suggerire coordinate troppo prevedibili o provenienze geografiche e regionali. Peccato però che le premesse non bastino, specialmente se, al di là delle intenzioni di partenza, il modus operandi rimane invariato: volgarità cabarettistiche, tempi comici tutti affidati allo standard televisivo del sempre più bollito Fabio De Luigi, e personaggi di contorno che non sono quasi mai azzeccati, abbassando considerevolmente il respiro corale della narrazione. Sentirsi Billy Wilder, o Wes Anderson, e imitare la commedia americana più irresistibile, non può veramente bastare.
L'obiettivo chiarissimo di Alessandro Genovesi è quello di dar vita a una commedia "diversa" dagli standard prevedibili e statici del cinema comico italiano di oggi. La peggior settimana della mia vita (2011) e Il peggior Natale della mia vita (2012) condividevano tale analoga speranza ma, in tal senso, l'opera terza dello sceneggiatore di Happy Family (2010) è ben più ambiziosa: fa infatti ricorso a un'arietta da commedia sofisticata un po' surreale e un po' brillante, che oscilla tra momenti frizzanti e deviazioni romantiche. Un'atmosfera fuori dal tempo, collocata in uno spazio imprecisato messo lì apposta per non suggerire coordinate troppo prevedibili o provenienze geografiche e regionali. Peccato però che le premesse non bastino, specialmente se, al di là delle intenzioni di partenza, il modus operandi rimane invariato: volgarità cabarettistiche, tempi comici tutti affidati allo standard televisivo del sempre più bollito Fabio De Luigi, e personaggi di contorno che non sono quasi mai azzeccati, abbassando considerevolmente il respiro corale della narrazione. Sentirsi Billy Wilder, o Wes Anderson, e imitare la commedia americana più irresistibile, non può veramente bastare.