Sole O
Soleil Ô
Durata
98
Formato
Regista
Un uomo (Robert Liensol) viaggia dalla Mauritania alla Francia in cerca di lavoro e radici. Incontrerà una società razzista e ipocrita che ostacolerà i suoi progetti.
Tra le gemme riscoperte dalla collaborazione tra la Cineteca di Bologna e il World Cinema Project di Scorsese: Soleil Ô è una pellicola antirealista e a bassissimo budget, che amalgama e sviluppa in maniera del tutto personale elementi della Nouvelle Vague e del cinéma-vérité che tanto successo stavano avendo in Francia. La tesi di Med Hondo, regista e sceneggiatore mauritano qui al suo esordio, è che questi siano strumenti insufficienti per raccontare la realtà africana che fatica a decolonizzarsi. Il protagonista (rigorosamente anonimo) arriva in Francia da una Mauritania privata di Storia: l’uomo cerca i propri “avi gallici”, come da racconto dei libri di testo eurocentrici che venivano imposti anche alle colonie, ma la “dolce Francia” rinnega qualsiasi tipo di maternità o responsabilità. Viene lasciato a sé stesso, in compagnia di altri africani frustrati e pieni di rabbia e di europei condiscendenti e paternalisti, in un limbo desolante di spaesamento e alienazione, mentre il grido finale di ribellione non può che essere disperato e senza risultato (per ora, come suggerisce la didascalia finale). Regia e montaggio concorrono a ricreare nello spettatore queste stesse sensazioni, grazie a soluzioni sincopate e mai banali, di grande forza espressiva. Memorabile l’incipit surrealista in cui degli uomini africani rinnegano la loro lingua e vengono ribattezzati, per poi massacrarsi a colpi di crocifisso: feroce denuncia della violenza coloniale che continua anche dopo l’indipendenza dei territori occupati. La sequenza animata dei titoli di testa è curata da Jean-François Laguionie. Dopo una trasferta a Cannes, il film vince il Pardo d’oro a Locarno.
Tra le gemme riscoperte dalla collaborazione tra la Cineteca di Bologna e il World Cinema Project di Scorsese: Soleil Ô è una pellicola antirealista e a bassissimo budget, che amalgama e sviluppa in maniera del tutto personale elementi della Nouvelle Vague e del cinéma-vérité che tanto successo stavano avendo in Francia. La tesi di Med Hondo, regista e sceneggiatore mauritano qui al suo esordio, è che questi siano strumenti insufficienti per raccontare la realtà africana che fatica a decolonizzarsi. Il protagonista (rigorosamente anonimo) arriva in Francia da una Mauritania privata di Storia: l’uomo cerca i propri “avi gallici”, come da racconto dei libri di testo eurocentrici che venivano imposti anche alle colonie, ma la “dolce Francia” rinnega qualsiasi tipo di maternità o responsabilità. Viene lasciato a sé stesso, in compagnia di altri africani frustrati e pieni di rabbia e di europei condiscendenti e paternalisti, in un limbo desolante di spaesamento e alienazione, mentre il grido finale di ribellione non può che essere disperato e senza risultato (per ora, come suggerisce la didascalia finale). Regia e montaggio concorrono a ricreare nello spettatore queste stesse sensazioni, grazie a soluzioni sincopate e mai banali, di grande forza espressiva. Memorabile l’incipit surrealista in cui degli uomini africani rinnegano la loro lingua e vengono ribattezzati, per poi massacrarsi a colpi di crocifisso: feroce denuncia della violenza coloniale che continua anche dopo l’indipendenza dei territori occupati. La sequenza animata dei titoli di testa è curata da Jean-François Laguionie. Dopo una trasferta a Cannes, il film vince il Pardo d’oro a Locarno.