Costretto a lasciare la sua casa per andare a combattere la Guerra Civile Americana, John “Jack” Sommersby (Richard Gere) viene dato per morto. Il suo inaspettato ritorno lascia interdetta la moglie Laurel (Jodie Foster), che si ritrova ad avere a che fare con un uomo totalmente cambiato. Ben presto il dubbio sulla sua reale identità si insinua nella comunità.

Remake del francese Il ritorno di Martin Guerre (1982) di Daniel Vigne. Jon Amiel confeziona un'opera senza grosse sbavature in sede di regia e scrittura, che punta buona parte della sua riuscita sulle prestazioni di un cast assortito e perfettamente in parte: Richard Gere e Jodie Foster sono una coppia affiatata sullo schermo e le differenti psicologie dei rispettivi personaggi li rendono credibili durante tutta la narrazione. Ciò che non convince è l'ambizioso tema sull'identità (predominante nella seconda parte): l'intento di sfuggire alla logica commerciale condanna il film alla retorica e al didascalismo, nonostante le premesse incoraggianti. In ogni caso, ben sopra la media di tanti altri prodotti hollywoodiani dello stesso genere e dello stesso periodo. Sceneggiatura di Nicholas Meyer e Sarah Kernochan; musiche di Danny Elfman, fotografia di Philippe Rousselot.
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