Super vacanze di Natale

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87

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35 anni di cinepanettone, il genere cinematografico definito dal Guinness dei premiati come il più longevo di sempre, perfino più della saga di James Bond, sintetizzati in un film di montaggio che mescola insieme in uno scatenato blob i film di Natale di quasi quattro decenni, a partire dal capostipite Vacanze di Natale, firmato dai fratelli Vanzina nel 1983.



In occasionale del trentacinquesimo anniversario del film di Natale targato Filmauro, la casa di produzione di Aurelio e Luigi De Laurentiis ha affidato a Paolo Ruffini la regia e l’assemblaggio di un collage di sequenze tratte da tutti i cinepanettoni mai realizzati. Per celebrare il compleanno di quest’epopea, ma soprattutto per tracciarne in qualche modo un bilancio, a metà tra summa, nostalgia e volontà di capitalizzare un’uscita natalizia nelle sale italiane praticamente a costo zero. L’operazione di Ruffini, per quel che può valere, è decisamente filologica e non procede soltanto per mero accostamento di sequenze salienti, come un banale “best of” riproducibile dal singolo utente su YouTube o su una pagina fb celebrativa come tante ne esistono, ma denota un certo “gusto” per le rime interne, gli elementi ricorrenti di film in film, i refrain che hanno raccontato l’Italia degli ultimi trentacinque anni, dal craxismo al berlusconismo, attraverso una lente cinematografica il più volgare, farsesca e popolare possibile. Le soluzioni di montaggio, a dispetto di uno sguardo fresco, giovane e autonomo su film ormai molto lontani nel tempo, non riescono però a creare un ibrido veramente originale e nella stragrande maggioranza delle occasioni le scelte del comico toscano sono fin troppo prevedibili, oltre che asservite alla mera logica dello studiato riciclo, per quanto compatto e ordinato, e dello sganassone a effetto. Si gioca in gran parte sul sicuro e questa scelta curiosa scelta produttiva della compilation stracult è probabilmente il canto del cigno di un genere sempre più stanco e dispersivo, non più in grado di intercettare il racconto sociale dell’Italia contemporanea, ormai cannibalizzato dalla maschera onnicomprensiva di Checco Zalone, che non a caso ha saggiamente scelto di non uscire a cadenza annuale con un nuovo film. A raccordare il tutto, per scelta di Ruffini, tante citazioni colte ma funzionali al contesto, da Jules Renard a John Boorman passando per Albert Einstein («Dio è sottile, ma non malizioso»).
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