Josef Tkaloun (Zdeněk Svěrák) insegna letteratura ceca ed è già in età da pensionamento. Sentendosi completamente inadeguato al lavoro svolto e non trovando più nessun contatto o relazione con i suoi alunni e la rispettiva generazione, decide di licenziarsi. Stanco della noiosa routine quotidiana in casa, però, finirà per accettare un nuovo lavoro: quello di responsabile del reparto “vuoti a rendere” in un grande magazzino. L'incarico sembra essere una perfetta metafora della sua condizione esistenziale.

Opera che conclude un'ideale trilogia di Jan Svěrák che, dopo Scuola elementare (1991) e il successivo Kolja (1996), rimette mano a tematiche che gli stanno indubbiamente a cuore. Scritto e interpretato da Zdeněk Svěrák, che del regista è il padre, un film che si inserisce piuttosto frettolosamente in canali stereotipati e politicamente corretti, non riuscendo mai a sfruttare lo spunto di partenza, tra l'altro abbondantemente abusato in storie di questo tipo. Nelle mani di Svěrák tutto si riduce a una fiera del già visto e a una serie di siparietti che più che con leggerezza fanno rima con superficialità. Il risultato è prevedibile e anche un po' furbetto.
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