Tanna
Tanna
Durata
100
Formato
Regista
In una società tribale del Pacifico meridionale una ragazza, Wava (Marie Wawa), si innamora di Dain (Mungau Dain), nipote del capo tribù. A seguito di alcune complicazioni nel conflitto tra gruppi rivali, Wana viene promessa a un altro uomo: ciò causerà in lei e nell'amato dolore e desiderio di fuga.
Il primo film di tutti i tempi parlato in lingua bislama prende uno dei massimi capisaldi della letteratura occidentale (Romeo e Giulietta di William Shakespeare) e lo trasferisce in un’isola dell'arcipelago Vanuatu nel Pacifico, dove le traiettorie dell’amore finiscono col fare breccia nel rigido tradizionalismo di una comunità primitiva, le cui leggi sembrano preesistere al mondo stesso e al suo ordinamento sociale. In un microcosmo comunitario letteralmente dominato dalla figura di Tukosmerail, vulcano attivo e alto oltre mille metri, i registi Bentley Dean e Martin Butler (documentaristi alle prese per la prima volta con la finzione) hanno forgiato la propria storia mescolandola agli usi e costumi locali e producendo un ibrido di realtà e fiction di abbagliante purezza pittorica, ma deficitario su entrambi i moduli della narrazione cinematografica: la componente della ricostruzione antropologica e documentaria e quella del mélo si fondono infatti senza produrre esiti rivelanti né nell’uno né nell’altro ambito, smarrendo i reciproci elementi di interesse. L’osmosi è sulla carta interessante, così come il tentativo, da parte dei due autori, di bilanciare incursioni mirate alla ricerca etnografica e paesaggistica con squarci di coinvolgente emotività, ma le scorciatoie sensazionalistiche li inducono a smarrire quasi sempre un opportuno metodo di lavoro e di ricerca. Presentato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 2015, dove ha trionfato come miglior film: un viaggio incredibile per un film così piccolo, culminato con la candidatura per l’Australia agli Oscar e con la sorprendente inclusione nella cinquina del miglior film straniero ai danni di avversari ben più meritevoli e blasonati.
Il primo film di tutti i tempi parlato in lingua bislama prende uno dei massimi capisaldi della letteratura occidentale (Romeo e Giulietta di William Shakespeare) e lo trasferisce in un’isola dell'arcipelago Vanuatu nel Pacifico, dove le traiettorie dell’amore finiscono col fare breccia nel rigido tradizionalismo di una comunità primitiva, le cui leggi sembrano preesistere al mondo stesso e al suo ordinamento sociale. In un microcosmo comunitario letteralmente dominato dalla figura di Tukosmerail, vulcano attivo e alto oltre mille metri, i registi Bentley Dean e Martin Butler (documentaristi alle prese per la prima volta con la finzione) hanno forgiato la propria storia mescolandola agli usi e costumi locali e producendo un ibrido di realtà e fiction di abbagliante purezza pittorica, ma deficitario su entrambi i moduli della narrazione cinematografica: la componente della ricostruzione antropologica e documentaria e quella del mélo si fondono infatti senza produrre esiti rivelanti né nell’uno né nell’altro ambito, smarrendo i reciproci elementi di interesse. L’osmosi è sulla carta interessante, così come il tentativo, da parte dei due autori, di bilanciare incursioni mirate alla ricerca etnografica e paesaggistica con squarci di coinvolgente emotività, ma le scorciatoie sensazionalistiche li inducono a smarrire quasi sempre un opportuno metodo di lavoro e di ricerca. Presentato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 2015, dove ha trionfato come miglior film: un viaggio incredibile per un film così piccolo, culminato con la candidatura per l’Australia agli Oscar e con la sorprendente inclusione nella cinquina del miglior film straniero ai danni di avversari ben più meritevoli e blasonati.