
Il tempio delle tentazioni
Au bonheur des dames
Durata
85
Formato
Regista
Nella Parigi degli anni Venti, Denise (Dita Parlo), la nipote del proprietario di un piccolo negozio di tessuti (Armando Bour), rimane affascinata dal grande magazzino che fa concorrenza a suo zio. Il locale è gestito da Octave Mouret (Pierre De Guingand), un uomo spregiudicato che inizierà presto a sedurre la bella Denise.
Realizzato a cavallo tra l'epoca muta e quella sonora (il film fu girato privo di audio per poi essere sonorizzato nell'anno successivo), Il tempio della tentazione è un buon lungometraggio, perfettamente calato in un'epoca in cui il grande schermo era spesso attratto dal fascino delle metropoli e dei suoi palazzi (efficaci, in tal senso, le sequenze dell'arrivo in città della fanciulla e della presentazione del grande magazzino). Così come il palazzo che gestisce, Mouret è un personaggio cinico e interessato solo al profitto, ma allo steso tempo magnetico e quasi irresistibile per la giovane protagonista, un “tempio delle tentazioni” come ben riporta l'esplicito titolo italiano. Il risultato è solido, il montaggio rende il tutto scorrevole e interessantissimo e Duvivier dimostra di sapere giocare bene anche con i toni cupi e più drammatici. Ispirato al romanzo Al paradiso delle signore di Émile Zola.
Realizzato a cavallo tra l'epoca muta e quella sonora (il film fu girato privo di audio per poi essere sonorizzato nell'anno successivo), Il tempio della tentazione è un buon lungometraggio, perfettamente calato in un'epoca in cui il grande schermo era spesso attratto dal fascino delle metropoli e dei suoi palazzi (efficaci, in tal senso, le sequenze dell'arrivo in città della fanciulla e della presentazione del grande magazzino). Così come il palazzo che gestisce, Mouret è un personaggio cinico e interessato solo al profitto, ma allo steso tempo magnetico e quasi irresistibile per la giovane protagonista, un “tempio delle tentazioni” come ben riporta l'esplicito titolo italiano. Il risultato è solido, il montaggio rende il tutto scorrevole e interessantissimo e Duvivier dimostra di sapere giocare bene anche con i toni cupi e più drammatici. Ispirato al romanzo Al paradiso delle signore di Émile Zola.