Il gioco di Ripley

Il mercante d'arte e criminale Tom Ripley (John Malkovich), che passa placidamente la sua esistenza in Veneto insieme alla moglie Luisa (Chiara Caselli), viene pubblicamente criticato dal corniciaio Jonathan (Dougray Scott), povero e malato di leucemia. Quando però il suo ex compare Reeves (Brendan Gleeson) lo contatta chiedendo il supporto di un killer, Tom offrirà il lavoro sporco proprio al corniciaio.

Tratto da L'amico americano di Patricia Highsmith (che aveva ispirato l'omonima pellicola di Wim Wenders del 1977), il film di Liliana Cavani è un esempio risibile di comicità involontaria. Schematica oltre ogni ragionevole dubbio, è una pellicola artificiosa e finto-magnetica, che in realtà nasconde solo enorme sciatteria di fondo. La Cavani è incapace di sviluppare tensione, sviluppo dei personaggi e consapevolezza del proprio racconto: ogni elemento è sfilacciato e mal posizionato, alla costante ricerca di crudele spietatezza, in un inseguirsi continuo di laccate, insopportabili situazioni. Si salva solo la prova di Malkovich: alle prese con un personaggio già “frequentato” dal grande cinema (Il talento di Mr. Ripley di Minghella, 1999, ma anche Delitto in pieno sole, 1960, di René Clément), gli rende onore con il consueto professionismo ed estrema, pungentissima meschinità. Un attore straordinario, prestato tuttavia a un film dallo spessore incredibilmente piatto.