Brescello, piccolo paesino vicino a Reggio Emilia. Il comunista Peppone (Gino Cervi) vince le elezioni e diventa sindaco: il suo avversario peggiore non sarà il leader dell'opposizione, bensì il parroco Don Camillo (Fernandel). 

Tratto da alcuni racconti scritti da Giovannino Guareschi, Don Camillo è il primo di una serie di cinque lungometraggi che vedono come protagonisti due rivali (Don Camillo e Peppone) rimasti nella storia del cinema popolare italiano degli anni Cinquanta. Ambientata nel secondo dopoguerra, è una pellicola genuina e divertente, nella sua leggerezza, con il merito di riuscire a connotare i protagonisti in maniera esemplare: il burbero e ingenuo sindaco comunista contro l'irascibile e conservatore parroco di quartiere. L'operazione è fortemente nostrana, sia per la realtà che mette in scena, sia per la caricatura decisamente esplicita dell'italiano medio: nonostante questo, però, il film riscontrò un buon successo anche all'estero, grazie al tocco più internazionale dato dal regista francese Julien Duvivier. Con l'unico difetto di ingranare la marcia più alta sin dall'inizio per poi appiattirsi un po', Don Camillo rimane ancora oggi una visione piacevole e godibilissima dove, oltre all'irresistibile escalation comica, funzionano i buoni snodi narrativi e, soprattutto, i due attori protagonisti, decisamente in parte.

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