Tremila anni di attesa
Three Thousand Years of Longing
Durata
108
Formato
Regista
Alithea (Tilda Swinton), una studiosa di lettere, si trova a Istanbul per una conferenza quando alcuni misteriosi spiriti iniziano a tormentarla. Incuriosita da un manufatto trovato in un negozio, la donna lo porta in albergo e strofinandolo avrà una curiosa sorpresa: da quell’oggetto fuoriesce un Genio (Idris Elba) disposto a esaudire tre suoi desideri.
C’era indubbiamente grande curiosità per il ritorno dietro la macchina da presa di George Miller a sette anni di distanza dall’uscita del cult Mad Max: Fury Road, ma bastano pochi minuti per capire che sarebbe stato meglio aspettare ancora più tempo e, soprattutto, un progetto totalmente diverso. Mescolando un’estetica a metà tra David LaChapelle e Tarsem, Miller cerca di fare un prodotto arty e popolare allo stesso tempo, mettendo in scena una (im)possibile storia d’amore tormentata e dai sapori fantasy. C’è però un problema: l’idea è talmente fragile che la sceneggiatura è preda di scelte assolutamente inadeguate con un’ora intera di racconti del Genio (un "originalissimo" riferimento a Le mille e una notte?) che descrive con una serie di interminabili e noiosi flashback ciò che gli è successo. Poi il copione deve correre per provare a coinvolgere lo spettatore sulla storia tra i due personaggi principali e… non ci riesce. Estenuante, melenso, irritante e con degli effetti speciali che di speciale hanno solo il nome, Tremila anni di attesa è un compitino elementare, di cui è quasi impossibile capacitarsi per la pochezza messa in campo. Neanche Tilda Swinton riesce a fare molto. Il primo desiderio che avrebbe dovuto esprimere? Recitare in un film decisamente migliore.
C’era indubbiamente grande curiosità per il ritorno dietro la macchina da presa di George Miller a sette anni di distanza dall’uscita del cult Mad Max: Fury Road, ma bastano pochi minuti per capire che sarebbe stato meglio aspettare ancora più tempo e, soprattutto, un progetto totalmente diverso. Mescolando un’estetica a metà tra David LaChapelle e Tarsem, Miller cerca di fare un prodotto arty e popolare allo stesso tempo, mettendo in scena una (im)possibile storia d’amore tormentata e dai sapori fantasy. C’è però un problema: l’idea è talmente fragile che la sceneggiatura è preda di scelte assolutamente inadeguate con un’ora intera di racconti del Genio (un "originalissimo" riferimento a Le mille e una notte?) che descrive con una serie di interminabili e noiosi flashback ciò che gli è successo. Poi il copione deve correre per provare a coinvolgere lo spettatore sulla storia tra i due personaggi principali e… non ci riesce. Estenuante, melenso, irritante e con degli effetti speciali che di speciale hanno solo il nome, Tremila anni di attesa è un compitino elementare, di cui è quasi impossibile capacitarsi per la pochezza messa in campo. Neanche Tilda Swinton riesce a fare molto. Il primo desiderio che avrebbe dovuto esprimere? Recitare in un film decisamente migliore.