Sognando una fuga dalla desolazione della loro città natale, due adolescenti stringono un legame unico in una scuola di modelle locale, dove per ottenere una vita migliore spingono i loro corpi ai limiti estremi. 

Con uno stile visivo che predilige inquadrature geometriche e fisse (che possono ricordare il primo e miglior Seidl), Saulé Bliuvaité ci trasporta in una provincia disagiata, abitata da adolescenti allo sbando e adulti altrettanto sconclusionati. Se il cinema non è nuovo a raccontare con criticità il mondo della moda, ad essere inedita è la prospettiva di una periferia abitata da giovanissime che vivono già il loro corpo come un campo di battaglia e per le quali sembra non esserci speranza di rivalsa fin dai primissimi minuti. Un film duro e sporco, sulla crudeltà dell’adolescenza e sulla crudeltà del mondo verso la medesima età. La regista frammezza la narrazione con quadri che ne esaltano le contraddizioni estetiche: ordine e sozzura, bellezza e marciume. Se questo può andare a detrimento del ritmo del film, ne sottolinea anche il fascino contemporaneamente ipnotico e ributtante. Un esordio che mostra già una notevole identità autoriale, talvolta ancora un poco acerba, ma decisamente interessante. Pardo d’oro a Locarno

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