Shanghai Express
Shanghai Express
Durata
80
Formato
Regista
Sullo sfondo della guerra civile cinese, durante il tragitto del treno Pechino-Shanghai, la prostituta Shanghai Lily (Marlene Dietrich), accompagnata dalla collega Hui Fei (Anna May Wong), incontra Donald Harvey (Clive Brook), un medico inglese suo ex amante. Quando il treno viene fermato e assalito dai ribelli, Donald viene preso in ostaggio. Pur di salvare l'uomo di cui è ancora innamorata, Shanghai Lily è disposta a concedersi al comandante dei ribelli, Henry Chang (Warner Oland).
Il film commercialmente più fortunato dei sette firmati dal duo von Sternberg-Dietrich è una radicalizzazione del concetto di ricostruzione fittizia che sta alla base dell'idea di cinema del regista austriaco. La Cina di questa pellicola è visibilmente posticcia, sfacciatamente falsa (costruita in studio) e centrata metafora sul ruolo dell'apparenza nel vissuto di ogni giorno e nella produzione cinematografica. Le due vistose e chiacchieratissime prostitute, trattate come due vere e proprie reiette, rivelano un'umanità, una sincera fragilità sentimentale e una predisposizione al sacrificio e all'altruismo del tutto sconosciute ai benpensanti che popolano il treno, rappresentanti di una borghesia grottescamente arroccata dietro maschere di perbenismo e ipocrisia: dall'ufficiale francese che ha disertato alla bigotta e moralista zitella, passando per il commerciante di diamanti falsi. Il film, quindi, gioca con le certezze dello spettatore e punta a disattenderle, anche attraverso un linguaggio cinematografico a prima vista piuttosto semplice e lineare, ma in realtà decisamente complesso e fecondo. Attraverso la fotografia di Lee Garnes (premiato con l'Oscar), von Sternberg esalta l'erotismo enigmatico e inafferrabile della Dietrich, utilizzando il suo volto come una vera e propria tavolozza emozionale grazie anche al sapiente uso di luci, ombre e primi piani. Il grande successo di pubblico ha portato alla realizzazione di due remake piuttosto trascurabili: Night Plane from Chungking (1943) di Ralph Murphy e L'espresso di Pechino (1951) di William Dieterle.
Il film commercialmente più fortunato dei sette firmati dal duo von Sternberg-Dietrich è una radicalizzazione del concetto di ricostruzione fittizia che sta alla base dell'idea di cinema del regista austriaco. La Cina di questa pellicola è visibilmente posticcia, sfacciatamente falsa (costruita in studio) e centrata metafora sul ruolo dell'apparenza nel vissuto di ogni giorno e nella produzione cinematografica. Le due vistose e chiacchieratissime prostitute, trattate come due vere e proprie reiette, rivelano un'umanità, una sincera fragilità sentimentale e una predisposizione al sacrificio e all'altruismo del tutto sconosciute ai benpensanti che popolano il treno, rappresentanti di una borghesia grottescamente arroccata dietro maschere di perbenismo e ipocrisia: dall'ufficiale francese che ha disertato alla bigotta e moralista zitella, passando per il commerciante di diamanti falsi. Il film, quindi, gioca con le certezze dello spettatore e punta a disattenderle, anche attraverso un linguaggio cinematografico a prima vista piuttosto semplice e lineare, ma in realtà decisamente complesso e fecondo. Attraverso la fotografia di Lee Garnes (premiato con l'Oscar), von Sternberg esalta l'erotismo enigmatico e inafferrabile della Dietrich, utilizzando il suo volto come una vera e propria tavolozza emozionale grazie anche al sapiente uso di luci, ombre e primi piani. Il grande successo di pubblico ha portato alla realizzazione di due remake piuttosto trascurabili: Night Plane from Chungking (1943) di Ralph Murphy e L'espresso di Pechino (1951) di William Dieterle.