Nel 1941 un villaggio ebraico dell'Europa centrale è minacciato dall'avanzare del fronte e dal prossimo arrivo dei nazisti. Consapevoli del pericolo di essere deportati, gli anziani del posto seguono l'idea di Shlomo (Lionel Abelanski), il matto del villaggio: decidono di acquistare un treno mascherandolo da trasporto di prigionieri e usarlo per fuggire in Russia.

Straordinario successo di pubblico, Train de vie – Un treno per vivere è un lungometraggio fiabesco che prova, e riesce in alcuni momenti, a far ridere raccontando una storia legata all'Olocausto (in molti hanno riscontrato dei parallelismi con La vita è bella di Roberto Benigni). Radu Mihaileanu resta fuori dai lager, tratteggiando la storia corale di un tipico shtetl ebraico che si coalizza per salvarsi dai campi di concentramento: una narrazione utopistica, in cui ogni membro contribuisce secondo le proprie capacità (a cominciare dal matto, vero motore della trama) a salvare la comunità. Narrativamente ambizioso, il film paga una certa indulgenza verso il luogo comune e un sentimentalismo spesso zuccheroso che superficializza un po' il tutto. Il grande cantore dell'umorismo yiddish Moni Ovadia ha collaborato alla versione italiana della sceneggiatura. Colonna sonora di Goran Bregović.
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