Walesa – L'uomo della speranza
Walesa. Czlowiek z nadziei
Durata
127
Formato
Regista
L'operaio e sindacalista Lech Walesa (Robert Wieckiewicz) è uno degli uomini più famosi del mondo, dopo il vittorioso braccio di ferro con il regime polacco a seguito dello sciopero dei cantieri navali di Danzica del 1980. Nel suo appartamento ospita la giornalista Oriana Fallaci (Maria Rosaria Omaggio) per un'intervista, spunto per raccontare la parabola di un uomo che dall'attivismo di fabbrica è arrivato a essere considerato uno dei simboli della democratizzazione dell'Europa orientale e del crollo del blocco sovietico.
Sono passati più di trent'anni dai giorni di Danzica, dalla nascita di Solidarność, dalle prime crepe nella Cortina di ferro: molti protagonisti sono morti, a cominciare da Walesa. Andrzej Wajda torna a raccontare il momento di nascita della nuova Polonia dopo averlo già fatto quasi in tempo reale nel suo L'uomo di ferro, 1981 (di cui rivediamo qui alcune sequenze); e, se allora lavorò con il materiale di repertorio, lasciando Walesa sullo sfondo, questa volta si opta per la più fredda e tradizionale narrativa biografica. Manca l'urgenza retorica di quei giorni, e questo non è certo un male, ma il film resta un po' a metà del guado: pur concentrandosi principalmente sul personaggio principale e sulla sua psicologia, qualcosa continua a sfuggire e l'eroe della democratizzazione polacca rimane un enigma, tra slanci di arroganza da capopopolo e ritrosie proletarie, sfiducia verso gli intellettuali e umanesimo genuino e coinvolgente. Avrebbe giovato di più, forse, un maggiore lavoro sulle schermaglie dell'intervista con la Fallaci, ma la considerevole personalità dell'intervistatrice non emerge e il film rimane un biopic di fattura tutto sommato deludente, nel suo aderire a schemi che un grande autore dovrebbe saper superare con più slancio. Scritto da Janusz Glowacki.
Sono passati più di trent'anni dai giorni di Danzica, dalla nascita di Solidarność, dalle prime crepe nella Cortina di ferro: molti protagonisti sono morti, a cominciare da Walesa. Andrzej Wajda torna a raccontare il momento di nascita della nuova Polonia dopo averlo già fatto quasi in tempo reale nel suo L'uomo di ferro, 1981 (di cui rivediamo qui alcune sequenze); e, se allora lavorò con il materiale di repertorio, lasciando Walesa sullo sfondo, questa volta si opta per la più fredda e tradizionale narrativa biografica. Manca l'urgenza retorica di quei giorni, e questo non è certo un male, ma il film resta un po' a metà del guado: pur concentrandosi principalmente sul personaggio principale e sulla sua psicologia, qualcosa continua a sfuggire e l'eroe della democratizzazione polacca rimane un enigma, tra slanci di arroganza da capopopolo e ritrosie proletarie, sfiducia verso gli intellettuali e umanesimo genuino e coinvolgente. Avrebbe giovato di più, forse, un maggiore lavoro sulle schermaglie dell'intervista con la Fallaci, ma la considerevole personalità dell'intervistatrice non emerge e il film rimane un biopic di fattura tutto sommato deludente, nel suo aderire a schemi che un grande autore dovrebbe saper superare con più slancio. Scritto da Janusz Glowacki.