Tu ridi
Durata
99
Formato
Regista
Due episodi ispirati alle novelle di Pirandello. In Felice un contabile (Antonio Albanese) ed ex cantante lirico scopre di ridere nel sonno: quando riesce a ricordare il sogno che causa ilarità, viene colto dai sensi di colpa e decide di fare ammenda vendicando le angherie del sovrintendente (Luca Zingaretti) del teatro in cui lavora. Due Sequestri, invece, narra le vicende, simili eppure opposte, di due rapimenti: quello di un bambino (Steve Spedicato), figlio di un pentito, che il carceriere (Lello Arena) non esita a uccidere quando il padre inizia a collaborare, confrontato alla detenzione di un secolo prima del dottor Ballarò (Turi Ferro), sequestrato da compaesani e trattato con rispetto fino alla morte.
A quattordici anni di distanza da Kaos (1984), i fratelli Taviani tornano ad adattare due racconti dell'autore di Agrigento, ma ottengono un risultato inferiore al prototipo, appesantito da un didascalismo eccessivo che vuole a ogni costo evidenziare le miserie dell'animo umano. La maschera di Albanese è male utilizzata in una vicenda poco incisiva, nella quale l'apparizione della ex corista Nora (Sabrina Ferilli) giunge fuori tempo massimo. Difficile poi capire la chiave di lettura proposta per il confronto tra sequestri, posto che una rivalutazione del crimine ottocentesco in confronto alla malavita contemporanea sarebbe quantomeno discutibile. Resta il mestiere di Turi Ferro e le dignitose prove di Zingaretti e Arena in ruoli negativi (di rara disumanità il criminale interpretato dal comico napoletano). Confezione dignitosa ma al di sotto dello standard dei Taviani, come anche le musiche senza guizzi di Nicola Piovani. Il titolo sono le prime parole pronunciate nel film dalla moglie Marika (Elena Ghiaurov) a Felice.
A quattordici anni di distanza da Kaos (1984), i fratelli Taviani tornano ad adattare due racconti dell'autore di Agrigento, ma ottengono un risultato inferiore al prototipo, appesantito da un didascalismo eccessivo che vuole a ogni costo evidenziare le miserie dell'animo umano. La maschera di Albanese è male utilizzata in una vicenda poco incisiva, nella quale l'apparizione della ex corista Nora (Sabrina Ferilli) giunge fuori tempo massimo. Difficile poi capire la chiave di lettura proposta per il confronto tra sequestri, posto che una rivalutazione del crimine ottocentesco in confronto alla malavita contemporanea sarebbe quantomeno discutibile. Resta il mestiere di Turi Ferro e le dignitose prove di Zingaretti e Arena in ruoli negativi (di rara disumanità il criminale interpretato dal comico napoletano). Confezione dignitosa ma al di sotto dello standard dei Taviani, come anche le musiche senza guizzi di Nicola Piovani. Il titolo sono le prime parole pronunciate nel film dalla moglie Marika (Elena Ghiaurov) a Felice.