New York. La distinta borghese Alison (Claudette Colbert) è vittima delle macchinazioni del distinto quanto spietato marito Richard (Don Ameche) e del sedicente medico Charles (George Coulouris), intenzionati a condurre la donna al suicidio sfruttandone il sonnambulismo.

Parentesi noir per Douglas Sirk che, sulla base del romanzo Sleep, My Love (1946) di Leo Rosten (pubblicato per la prima volta a puntate sulla rivista Collier), confeziona un thriller psicologico di buona tensione, in cui il gusto per il dettaglio del regista tedesco smorza la consueta secchezza nella messa in scena dei classici del genere. In una galleria di personaggi ben caratterizzati, spiccano la figura di Richard e quella della sua amante Daphne (Hazel Brooks), la cui carica sensuale non è certo trascurabile. Colbert ben calibrata, in una interpretazione degna della migliore Barbara Stanwyck. Un po' prolisso nella descrizione del piano diabolico ai danni di Alison, vale soprattutto per l'atmosfera claustrofobica degli interni, squarciata solo da una veduta notturna di grande suggestione del Queensboro Bridge di Manhattan.
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