Ad Hannover per cercare lavoro, l'operaio toscano Mario Balducci (Renato Salvatori) si imbatte nel compatriota romano Totonno (Alberto Sordi), losco venditore di tessuti. Totonno è alle dipendenze di un gruppo di napoletani ma presto, con l'aiuto di Mario, deciderà di mettersi in proprio.

Nel suo secondo lungometraggio, dopo La sfida (1958), Rosi torna a raccontare un fallimentare tentativo di scalata individuale ai vertici di una organizzazione malavitosa. Come Vito Polara nel film precedente, Totonno è l'elemento estraneo a un sistema di collusione che tenta di inserirsi nelle gerarchie esistenti. Romano dentro un gruppo di napoletani, non potrà che finire umiliato e offeso, emarginato dai capi del clan. A questa linea narrativa la sceneggiatura di Rosi e Suso Cecchi d'Amico affianca una più prevedibile traccia romantica sull'amore tra Mario e Paula (Belinda Lee), anche questo costretto a soccombere da un ambiente impenetrabile e ostile. Girato tra Hannover e Amburgo dopo mesi di studio sul campo nella realtà dei veri “magliari”, non raggiunge la densità e la concisione del film d'esordio, ma veicola molto bene le atmosfere e i sentori dei luoghi in cui è girato. Unica e insolita collaborazione tra Rosi e Alberto Sordi, qui al culmine della sua carriera e perfettamente calato nei panni dell'istrionico imbroglione italico, sospeso tra comicità e tragedia. Fondamentale il contributo della fotografia di Gianni Di Venanzo e della selezione di brani da juke-box curata da Piero Piccioni.
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