Michele Spagnolo (Michele Placido) è il cinico leader del partito politico “Viva l'Italia”, un trafficone senza scrupoli che ha sempre privilegiato il proprio interesse rispetto a quello del Paese, raccomandando i tre figli (Alessandro Gassman, Raoul Bova e Ambra Angiolini) e scavalcando la meritocrazia. Un ictus lo danneggerà privandolo dei freni inibitori e costringendolo a dire sempre la verità.

Satira feroce di alcune grosse magagne di casa nostra (nepotismo, raccomandazioni, superficialità, impreparazione della classe dirigente), Viva l'Italia parte bene, con un piglio monicelliano e un intenzione di critica sociale mascherata da sberleffo, ma finisce poi per ammosciarsi nel dilagare del buonismo, con la famiglia Spagnolo che impara il valore della verità, uscendo rafforzata e migliorata da questa nuova esperienza di confronto con il reale. Facile vedere dietro gli eccessi e gli “aiutini” di Spagnolo senior una stoccata al berlusconismo e, in generale, a un modo di far politica che viene sempre più bersagliato (ma nondimeno persiste) dagli avversatori della “casta”; più difficile costruire una riflessione articolata che vada al di là del luogo comune da Bar Sport e del qualunquismo populista da uomo medio. Placido è bravo, gli altri fanno quello che possono, ma forse Bruno si dimentica di dire, tra le righe, che se il sistema dei privilegi ha preso tanto peso nel nostro paese, non può essere solo colpa di pochi eletti, ma piuttosto di una mentalità diffusa che avvelena da sempre la cultura italiana
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