Una sterminata domenica

Una sterminata domenica

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110

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Regista

Le giornate per Alex, Brenda e Kevin passano, scorrono, scivolano. Sfrecciando con una punto cabrio gialla tra il litorale, la campagna e la Capitale si trovano immersi in quel limbo complicato quale è l’adolescenza. Brenda è incinta, Alex sarà il padre ma è complicato, è sempre tutto complicato in questo periodo fragile e delicato. Desiderosi di lasciare la loro impronta sul mondo si troveranno a riflettere sul quale sia il loro posto in un epoca che altri hanno creato per loro.

Con Una sterminata domenica, l'esordiente Alain Parroni si concentra sulla periferia romana, negli ultimi anni molto raccontata, facendoci girovagare con i tre amici protagonisti come se ci trovassimo in un’infinita vacanza (una sterminata domenica, per l’appunto). Lasciandoci abbandonare al tempo che scorre sotto i loro occhi, l'impressione è quella di trovarsi di fronte a un cinema diverso, non certamente ad un teen-drama. L'opera è ossimorica, a tratti veloce nei tempi, a tratti lenta per il procedere della trama: si ha l'impressione di trovarsi di fronte a una ricerca che non esplita il messaggio, non vuole raccontare una morale favile, ma è intenzionata a trasmettere le emozioni di quel periodo di transizione come è l'adolescenza. Si registrano così sin troppi momenti di banale esistenza, siano essi noiosi, divertenti, tristi o spensierati: l’adolescenza per Parroni forse si limita a questo ed è una caratteristica che è al contempo pregio e difetto. A catturare lo spettatore è senza dubbio la fotografia di Andrea Benjamin Manenti, le immagini sono infatti potenti e parlantnti attraverso i silenzi. La regia riesce in questo senso a infondere l'angoscia e il tormento interiore dei protagnisti, ma l'esercizio risulta alla lunga sterile e qualche dialogo più profondo non avrebbe di certo guastato. Nonostante alcuni cliché come il triangolo amoroso o l’animo ribelle, si legge infine una discreta sincerità, impulsività, rabbia, noia e preoccupazione in un equilibrio ancora precario. Vincitore all'ottantesima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia con il Premio speciale della giuria Orizzonti e il Premio FIPRESCI (Orizzonti).
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