1959. La Diga del Vajont sta per essere conclusa, grazie al progetto della SADE, i cui responsabili sono Carlo Semenza (Michel Serrault), Alberico Biadene (Daniel Auteuil) e Mario Pancini (Leo Gullotta), oltre al geometra Olmo Montaner (Jorge Perugorría). Tuttavia la diga lascia parecchie perplessità, e non basteranno gli articoli della giornalista Tina Merlin (Laura Morante) a evitare la catastrofe.

Senza dubbio il crollo della diga del Vajont è uno dei capitoli più tragici della recente storia italiana e realizzarne un film sembrava un atto dovuto, benché molto rischioso. Renzo Martinelli non riesce a trovare un perfetto equilibrio, tratteggiando tuttavia in modo coerente e soddisfacente i caratteri dei protagonisti, con la crescente e divorante avidità di denaro che, andando oltre l'attenzione alle vite umane, portò a una strage probabilmente evitabile. Tuttavia, nei primi minuti, si ripete moltissime volte, giungendo alle soglie della sottolineatura enfatica, come la diga cambierà tutto, che sarà l'orgoglio italiano, che risulterà indistruttibile: una maniera didascalica e bozzettistica per porre attenzione su una situazione che avrebbe meritato un trattamento più asciutto e stringato. La storia d'amore scade nello stucchevole, mentre è apprezzabile e scorrevole il corso degli eventi che porta alla costruzione della diga, così come l'apporto complessivo di tutto il cast.
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