Vengeance Is Mine, all Others Pay Cash
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Durata
114
Formato
Regista
Indonesia fine anni Ottanta. Ajo Kawir è un piccolo delinquente di campagna che non si tira mai indietro quando c'è da picchiare o uccidere qualcuno, eseguendo gli ordini dei boss locali. La sua vita cambia quando incontra Iteung, una ragazza senza scrupoli altrettanto abile nei combattimenti che sa alternare momenti di estrema violenza ad altri di grande sensualità. I due si innamorano e si sposano, cercando di cambiare vita, malgrado l'uomo sia sessualmente impotente a causa di un trauma giovanile. Il passato però ritorna e la gelosia e una serie di atti criminali portano la coppia alla separazione ed entrambi in prigione per motivi diversi. Scontata la pena Ajo inizia a fare il camionista e nel finale cercherà una riconciliazione con la moglie.
La caratteristica principale di quest'opera del filmmaker indonesiano Edwin, sta nel combinare, non sempre in maniera riuscita, temi e generi diversi: alla storia di formazione criminale della prima parte segue il melodramma familiare e si termina con un bizzarro road movie, il tutto farcito con ammiccamenti sessuali (l'impotenza del protagonista contrapposta all'esuberanza del suo antagonista e la comparsa ad un certo punto di un misterioso transessuale), spunti di vita carceraria e di analisi storico-sociologiche sull'Indonesia di fine anni Ottanta - inizio Novanta nel pieno della dittatura militare di Suharto, di cui il documentarista USA Joshua Oppenheimer ci ha mostrato le atrocità (The Act of Killing - 2012 e The Look of Silence - 2014). Non mancano delle animazioni digitali su scritte e cartelloni stradali che sottolineano la morale del momento, allontanando lo spettatore dal realismo che caratterizza il resto del film ed avvicinandolo di più ad una dimensione pulp. Malgrado una sceneggiatura con troppi sottotesti e brusche svolte narrative, personaggi secondari non bene caratterizzati ed un comparto tecnico (intenzionalmente?) imperfetto, che sembra voler ammiccare agli appassionati di B-movie anni Ottanta, si tratta di un'onesta opera di intrattenimento che ha vinto un generoso Pardo d'Oro al Festival di Locarno 2021.
La caratteristica principale di quest'opera del filmmaker indonesiano Edwin, sta nel combinare, non sempre in maniera riuscita, temi e generi diversi: alla storia di formazione criminale della prima parte segue il melodramma familiare e si termina con un bizzarro road movie, il tutto farcito con ammiccamenti sessuali (l'impotenza del protagonista contrapposta all'esuberanza del suo antagonista e la comparsa ad un certo punto di un misterioso transessuale), spunti di vita carceraria e di analisi storico-sociologiche sull'Indonesia di fine anni Ottanta - inizio Novanta nel pieno della dittatura militare di Suharto, di cui il documentarista USA Joshua Oppenheimer ci ha mostrato le atrocità (The Act of Killing - 2012 e The Look of Silence - 2014). Non mancano delle animazioni digitali su scritte e cartelloni stradali che sottolineano la morale del momento, allontanando lo spettatore dal realismo che caratterizza il resto del film ed avvicinandolo di più ad una dimensione pulp. Malgrado una sceneggiatura con troppi sottotesti e brusche svolte narrative, personaggi secondari non bene caratterizzati ed un comparto tecnico (intenzionalmente?) imperfetto, che sembra voler ammiccare agli appassionati di B-movie anni Ottanta, si tratta di un'onesta opera di intrattenimento che ha vinto un generoso Pardo d'Oro al Festival di Locarno 2021.