A cavallo tra il 1700 e il 1800, in Venezuela si combatte una durissima guerra per l'indipendenza dal dominatore spagnolo: Simón Bolívar (Maximilian Schell) è uno dei più carismatici capi della rivoluzione, alla testa degli uomini che guida verso la liberazione del Paese e dei vicini Perù e Colombia.

Ultima opera cinematografica del prolifico Alessandro Blasetti che decide di congedarsi dal cinema con un grande dispiego di forze e di energie. Simón Bolívar infatti è un kolossal realizzato per ricordare la figura del condottiero sudamericano. Il risultato tuttavia è da dimenticare, noiosissimo e poco incisivo nonostante il grande apparato produttivo ben evidente alle sue spalle. Blasetti dirige in maniera svogliata e si lascia cullare da una facile retorica ricca di buonismo e celebrazione del senso civico di cui non si sentiva il bisogno. Si rendono ben presto evidenti i limiti del cineasta nel maneggiare la materia trattata per via di questioni pragmatiche (l'età del regista ai tempi della lavorazione) e contenutistiche (la storia dell'indipendenza sudamericana è ben lontana dalla nostra realtà). Evitabile.
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