Beyond the Valley of the Dolls
Beyond the Valley of the Dolls
Durata
109
Formato
Regista
Le tre musiciste del gruppo The Kelly Affair (Dolly Read, Cynthia Myers e Marcia McBroom) partono per Hollywood insieme a Harris (David Gurian), il loro manager. Troveranno un mondo di disfunzionali egocentrici ed esibizionisti, tra i quali Z-Man (John Lazar), un uomo ricchissimo che diventerà il manager della band, ma che nasconde un'indole pericolosa e… assassina.
Scritto dal noto critico cinematografico Roger Ebert – su un soggetto sviluppato insieme al regista Russ Meyer – rappresenta uno dei più grossi profitti economici per un film di quest'ultimo, alla sua prima collaborazione con una major (la 20th Century Fox). Vittima di diversi problemi produttivi, è un film sgangherato, super-camp e irrisolto: Meyer ficca dentro, come di consueto, l'ossessione-fascinazione verso i massacri (sono gli anni dell'omicidio di Sharon Tate), gli incubi di derivazione nazista, le ideologie genderiste e l'apologia del lesbismo come lenitivo alle sofferenze. L'opera si muove in maniera confusa e disordinata, aprendo varchi mai risolti, alternando momenti memorabili (l'onirica sequenza iniziale) a situazioni reiterate e noiose. Ha, tuttavia, un suo culto che si mantiene vivido ancora oggi. Grace Kelly, tra i membri del comitato direttivo della Fox, lo detestò a tal punto da proporre la rescissione del contratto di Meyer con la major cosa che si verificò dopo l'insuccesso de I 7 minuti che contano, del 1971. Debutto per Pam Grier, che da lì a poco sarebbe diventata una stella della blackpoitation.
Scritto dal noto critico cinematografico Roger Ebert – su un soggetto sviluppato insieme al regista Russ Meyer – rappresenta uno dei più grossi profitti economici per un film di quest'ultimo, alla sua prima collaborazione con una major (la 20th Century Fox). Vittima di diversi problemi produttivi, è un film sgangherato, super-camp e irrisolto: Meyer ficca dentro, come di consueto, l'ossessione-fascinazione verso i massacri (sono gli anni dell'omicidio di Sharon Tate), gli incubi di derivazione nazista, le ideologie genderiste e l'apologia del lesbismo come lenitivo alle sofferenze. L'opera si muove in maniera confusa e disordinata, aprendo varchi mai risolti, alternando momenti memorabili (l'onirica sequenza iniziale) a situazioni reiterate e noiose. Ha, tuttavia, un suo culto che si mantiene vivido ancora oggi. Grace Kelly, tra i membri del comitato direttivo della Fox, lo detestò a tal punto da proporre la rescissione del contratto di Meyer con la major cosa che si verificò dopo l'insuccesso de I 7 minuti che contano, del 1971. Debutto per Pam Grier, che da lì a poco sarebbe diventata una stella della blackpoitation.