Sei aspiranti comici stanchi della mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di stand-up comedy si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club. Tra il pubblico c'è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro per un programma televisivo. Per tutti è la grande occasione per cambiare vita, per alcuni forse è l'ultima.

Prima di girare il più ambizioso Il ritorno di Casanova con Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio, Gabriele Salvatores torna alle origini e si concede un’incursione nel mondo a lui caro della comicità, che lo accompagna fin dai suoi primi esordi dietro la macchina da presa. Girato in piena pandemia da Covid-19, in un momento in cui il regista milanese cercava un soggetto piccolo e facile da portare in scena con una troupe ridotta e in condizioni produttive agevoli, Comedians mette in scena sei comici in un contesto teatrale da camera e in un clima da “tutto in una notte”. Se la messa in scena - ovviamente teatrale - dell’operazione non concede particolari guizzi e anche i volti dei comici faticano a uscire dall’anonimato di maschere intermedie e transitorie, più interessante è la meta-riflessione che il film mette in campo sulla comicità. Il cuore del discorso è tutto racchiuso nella polarità tra il maestro dagli intenti nobili, interpretato da Natalino Balasso, e l’esaminatore che ha il volto e il corpo più ingombranti di Christian De Sica, alle prese con una partecipazione che strizza l’occhio ai suoi longevi trascorsi nei cinepanettoni e che è utile a creare una contrapposizione evidente tra una tipologia di comicità che reputa se stessa il mezzo (e non il fine) per raccontare il mondo e un’altra che si accontenta di assecondare un solleticamento di stereotipi, un dualismo sterile tra politicamente corretto o scorretto e delle visioni coi paraocchi. Appare evidente, da parte di Salvatores, la volontà di usare la comicità come veicolo simbolico per parlare di politica, ma l’esercizio intellettuale alla lunga rischia d’impigrirsi e perdere smalto. I migliori del cast, purtroppo sottoutilizzati, sono i malinconici Ale & Franz e il giovanissimo Giulio Pranno, già diretto da Salvatores nell’immediatamente precedente Tutto il mio folle amore (2018) e che sembra rubato alla Suicide Squad della DC ma paradossalmente non incide (a riprova dello scarso feeling di Salvatores coi giovani supereroi dopo Il ragazzo invisibile). Il testo teatrale omonimo di Trevor Griffiths è lo stesso che Salvatores portò in scena con buona fortuna al Teatro dell’Elfo a metà degli anni ’80 con un cast destinato a non rimanere un lampo isolato, composto da tra gli altri da Paolo Rossi, Silvio Orlando, Claudio Bisio e Antonio Catania. Dallo stesso testo Salvatores realizzò poi un adattamento spurio in Kamikazen – Ultima notte a Milano (1987).
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