Ventiquattro occhi
Nijūshi no Hitomi
Durata
150
Formato
Regista
La maestra Oishi (Hideko Takamine) inizia ad insegnare a dodici bambini di un piccolo villaggio di pescatori. Per vent’anni li vedrà crescere, tra drammi familiari e conflitti mondiali.
Magnifico racconto di formazione corale, che ha il suo perno nell’insegnante, testimone dello sviluppo dei suoi piccoli alunni: alcuni abbandonano la scuola per motivi economici o familiari, altri partono per la guerra per non tornare più, altri ancora proseguono gli studi. Comunque, la protagonista porta sempre nel cuore ognuno di loro ed è impossibile non empatizzare con lei e con il gruppo di studenti. Hideko Takamine interpreta con la solita grazia ed eleganza un personaggio memorabile, certamente fragile ma anche capace di esporre le proprie idee con coraggio. Nonostante la lunghezza del film, non c’è nessun momento di stanca, anche grazie all’efficace uso di ellissi temporali che lasciano fuori scena i maggiori cambiamenti, presentandoli allo spettatore solo attraverso dialoghi sofferti e malinconici senza essere mai pietistici. Una grande lezione su come raccontare gli effetti della Storia lasciandola però costantemente dietro le quinte: è l’umanità comune e inerme a interessare a Kinoshita, regista e sceneggiatore di una pellicola che sa colpire al cuore con grande precisione. Primo adattamento del romanzo omonimo di Sakae Tsuboi, che ispirerà molti altri progetti cinematografici e televisivi.
Magnifico racconto di formazione corale, che ha il suo perno nell’insegnante, testimone dello sviluppo dei suoi piccoli alunni: alcuni abbandonano la scuola per motivi economici o familiari, altri partono per la guerra per non tornare più, altri ancora proseguono gli studi. Comunque, la protagonista porta sempre nel cuore ognuno di loro ed è impossibile non empatizzare con lei e con il gruppo di studenti. Hideko Takamine interpreta con la solita grazia ed eleganza un personaggio memorabile, certamente fragile ma anche capace di esporre le proprie idee con coraggio. Nonostante la lunghezza del film, non c’è nessun momento di stanca, anche grazie all’efficace uso di ellissi temporali che lasciano fuori scena i maggiori cambiamenti, presentandoli allo spettatore solo attraverso dialoghi sofferti e malinconici senza essere mai pietistici. Una grande lezione su come raccontare gli effetti della Storia lasciandola però costantemente dietro le quinte: è l’umanità comune e inerme a interessare a Kinoshita, regista e sceneggiatore di una pellicola che sa colpire al cuore con grande precisione. Primo adattamento del romanzo omonimo di Sakae Tsuboi, che ispirerà molti altri progetti cinematografici e televisivi.