Les amants réguliers
Les amants réguliers
Premi Principali
Leone d’argento per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 2005
Durata
183
Formato
Regista
Parigi, 1969. All'interno di un gruppo di giovani accomunati dalla passione per il fumo dell'oppio, nasce una tenera e altalenante storia d'amore tra due ragazzi (Louis Garrel e Clotilde Hesme) che condividono la stessa ideologia politica reazionaria.
Avvolto da un sontuoso e nostalgico bianco e nero (un plauso speciale va attribuito al direttore della fotografia William Lubtchansky), Les amants réguliers è ambientato in quel '68 Parigino scosso dagli ideali di una generazione che lottava per cambiare la società. Quello di Philippe Garrell non è un film politico o generazionale, bensì un delicato e decadente ritratto di un'epoca determinante, completamente proiettato nei ricordi e negli spunti autobiografici del regista che, fin dai suoi esordi, ha fatto del cinema un mezzo privilegiato per cogliere sentimenti e stati d'animo da lui vissuti durante la sua giovinezza. La regia, premiata con un meritato Leone d'Argento alla Mostra di Venezia, ha la rara capacità di catturare gli sguardi, i dialoghi, i gesti dei due affiatati protagonisti attraverso pochi movimenti e indugiando in modo particolare sui loro volti. Peccato per l'eccessiva durata, che rende la pellicola un affresco godibile solo per i più pazienti, capaci di superare diversi momenti di stanca e una narrazione eccessivamente frammentaria.
Avvolto da un sontuoso e nostalgico bianco e nero (un plauso speciale va attribuito al direttore della fotografia William Lubtchansky), Les amants réguliers è ambientato in quel '68 Parigino scosso dagli ideali di una generazione che lottava per cambiare la società. Quello di Philippe Garrell non è un film politico o generazionale, bensì un delicato e decadente ritratto di un'epoca determinante, completamente proiettato nei ricordi e negli spunti autobiografici del regista che, fin dai suoi esordi, ha fatto del cinema un mezzo privilegiato per cogliere sentimenti e stati d'animo da lui vissuti durante la sua giovinezza. La regia, premiata con un meritato Leone d'Argento alla Mostra di Venezia, ha la rara capacità di catturare gli sguardi, i dialoghi, i gesti dei due affiatati protagonisti attraverso pochi movimenti e indugiando in modo particolare sui loro volti. Peccato per l'eccessiva durata, che rende la pellicola un affresco godibile solo per i più pazienti, capaci di superare diversi momenti di stanca e una narrazione eccessivamente frammentaria.