Leo Handler (Mark Wahlberg), appena uscito di galera, rientra a casa e, invece di tornare a studiare, trova lavoro col marito di sua zia, Frank (James Caan). Ma nella ditta di famiglia ci sono affari poco puliti e ben presto Leo sarà accusato di un omicidio che non ha commesso.

Presentato in concorso al Festival di Cannes, il secondo lavoro di James Gray si ispira a fatti realmente accaduti che riguardano da vicino la sua famiglia: a metà degli anni Ottanta, il padre del regista restò infatti coinvolto in uno scandalo di corruzione. A sei anni di distanza dal suo esordio Little Odessa (1994), Gray torna su quei temi e, soprattutto, su quei luoghi confermandosi un bravo narratore metropolitano radicato nel territorio newyorkese. Ma in questo caso l'autore statunitense lavora meno originalmente sui cliché di genere sfiorando, a volte, la retorica e la banalità. Eppure la pellicola ha guizzi importanti, soprattutto nella descrizione dell'ambiente in cui si muove il protagonista, e la confezione audiovisiva è a dir poco suggestiva: pregevoli la fotografia di Harris Savides e la colonna sonora di Howard Shore. Sicuramente imperfetto, ma ugualmente dotato di una forza cinematografica che non si trova tutti i giorni.
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