Cobain: Montage of Heck
Kurt Cobain: Montage of Heck
2015
Paese
Usa
Generi
Documentario, Biografico
Durata
145 min.
Formato
Colore
Regista
Brett Morgen
Un documentario che mette insieme diverso materiale d'archivio relativo alla vita del leader dei Nirvana Kurt Cobain (diari, filmati in Super 8 finora inediti, disegni d'infanzia, incisioni su nastri, registrazioni), ricostruendo cronologicamente e in maniera assai esaustiva l'esperienza biografica dell'ultima, estrema, rockstar del nostro tempo: una voce pura che ha inevitabilmente calato un sipario definitivo e chiuso un'epoca.

Primo film per il quale la famiglia di Cobain ha dato il via libera all'utilizzo di una serie di documenti esistenti ma mai mostrati al pubblico fino a questo momento, il documentario di Brett Morgen ha potuto beneficiare di una mole impressionante di elementi, molti dei quali mai visti prima d'ora e davvero sorprendenti. Il regista si muove all'interno di un panorama ricco di stimoli mettendovi ordine lucidamente, non lasciandosi sopraffare dal caos e riuscendo così a dare vita a un tessuto formale stratificato e multiforme. La ruvidezza e la purezza di Cobain, ma anche tutte le contraddizioni di un giovane uomo che alla fine si ritrovava sempre a lottare contro le cose che amava, emergono in modo viscerale e non mediato, partendo dal corpo sul palco della rockstar, dimesso e inerte, per arrivare a una chiusura del cerchio in cui nella figlia di Kurt e Courtney Love, Francis Bean, si rivede chiaramente il biondissimo e curioso bambino che fu anche Kurt e che apre la pellicola. È proprio Francis Bean Cobain ad aver voluto questo film, ed è intorno alla sua prospettiva di figlia che indirizza una lettera al padre (d'amore, nonostante tutto) che il regista orchestra le sue immagini, spesso anche disturbanti e surreali. L'opera funziona benissimo quando si ritrova a svelare il lato segreto e privato del protagonista, che si sente minacciato dal ridicolo del suo tempo, però non manca qualche squilibrio interno (il ricorso alle sequenze d'animazione, per esempio, è abbastanza fuori luogo), un eccesso di meccanicità in certe soluzioni e un'amalgama narrativa non sempre fluida. Piuttosto invadente la prospettiva sulle cose dettata dalla presenza ingombrante di Courtney Love e dalla contemporanea assenza di Dave Grohl (dei Nirvana c'è, invece, Krist Novoselic). Finale ammirevole, che glissa sulle morbosità relative al tragico suicidio della star.
Maximal Interjector
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