DAU. Natasha
DAU. Natasha
2020
Paesi
Germania, Ucraina, Gran Bretagna, Russia
Genere
Drammatico
Durata
145 min.
Formato
Colore
Registi
Ilya Khrzhanovskiy
Jekaterina Oertel
Attori
Natalia Berezhnaya
Olga Shkabarnya
Vladimir Azhippo
Alexei Blinov
Luc Bigé

Natasha (Natalia Berezhnaya) e Olga (Olga Shkabarnya) lavorano nella taverna di un ufficio dei servizi segreti sovietici. Trascorrono il tempo tra bevute, chiacchierate e discussioni con gli ufficiali. Un giorno, Natasha avrà modo di vivere una notte di passione con un ufficiale straniero (Luc Bigé). La cosa non passerà inosservata all'alto comando e per la donna inizieranno una serie di problemi.

Il film prende vita a partire da un progetto molto più grande ideato dal regista Ilya Khrzhanovskiy nel 2006, che comprende diverse discipline artistiche oltre al cinema. L'idea è quella di ricreare situazioni e sensazioni tipiche del sistema totalitarista instaurato da Stalin. DAU. Natasha è quindi un lavoro sperimentale in cui allo spettatore viene "semplicemente" chiesto di perdersi nelle immagini senza prestare troppa attenzione allo snodo narrativo e alle relazioni tra i personaggi. L'idea è quella di ricreare un ambiente il più fedele e avvolgente possibile per calare completamente il pubblico nel tesissimo clima dello spionaggio sovietico. Sotto questo punto di vista, il film vince completamente la sfida grazie a uno stile ipnotico e incalzante, caldamente ravvicinato ai corpi martoriati degli attori e sempre attento a restituire l'aria di incertezza e diffidenza grazie ai giochi di luce e ombre che la sapiente fotografia di Jürgen Jürges esalta per sottolineare l'ambiguità della situazione. Di chi ci possiamo fidare? A chi è possibile confidare i propri timori o turbamenti? DAU. Natasha è più un'esperienza sensoriale, un'installazione artistica che un vero e proprio film di finzione, tanto che non si riesce nemmeno a distinguere quanto sia stato volutamente scritto in fase di sceneggiatura e quanto invece improvvisato. La vita, la morte, l'amore, la violenza e la minaccia fisica di una società maschilista sono solo alcune delle tematiche affrontate in quello che risulta un flusso di coscienza non sempre equilibrato o ficcante, ma complessivamente riuscito per scuotere e simultaneamente affascinare gli occhi di chi guarda. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2020, dove ha vinto l'Orso d'argento per il miglior contributo artistico.

Maximal Interjector
Browser non supportato.