Cartas da guerra
Cartas da guerra
2016
Paese
Portogallo
Generi
Drammatico, Guerra
Durata
105 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Ivo M. Ferreira
Attori
Miguel Nunes
Margarida Vila-Nova
Ricardo Pereira
João Pedro Vaz
João Pedro Mamede
Angola, 1971. Il giovane dottore António (Miguel Nunes), impegnato sul campo durante la Guerra coloniale portoghese (1961-1974), cerca di evadere dalla dura realtà scrivendo appassionate lettere a sua moglie Maria José (Margarida Vila-Nova), rimasta in Portogallo e in attesa di dare alla luce il loro bambino. Basandosi sulle lettere di António Lobo Antunes, pubblicate nella raccolta This Life Here Described on This Piece of Paper (2005), il cineasta di Lisbona Ivo M. Ferreira ha realizzato un war-movie dal taglio personale che, partendo da un soggetto intimista, allarga il proprio sguardo per restituire il dramma umano del distacco affettivo anche al di là della guerra. Il punto di vista è quello di un protagonista, calato in una realtà alienante, che mantiene il contatto con il mondo creando un ponte sentimentale (astratto) attraverso la fisicità della scrittura su carta. Gli avvenimenti che lo circondano (le relazioni con la popolazione locale, l'orrore della battaglia, l'incontro con una giovanissima orfana), posti in secondo piano rispetto alla propria condizione di esule ai confini del mondo, sembrano materializzarsi al di là di qualsiasi volontà oggettiva, scandendo il tempo in una dimensione metafisica. La narrazione è riempita dalla ipnotica voice over (ora di António, ora di Maria José) che, rendendo partecipe lo spettatore delle intense missive, permette alla pellicola di raggiungere picchi emotivi di notevole intensità, suggerendo un flusso passionale di parole in cui perdersi. Un cinema autoriale, in più di un passaggio autocompiaciuto ed estetizzante, che, basandosi su una mirata ricerca formale esaltata dall'uso di uno straordinario bianconero fortemente contrastato, mira alla suggestione attraverso immagini ricercate sospese tra poesia, ammirazione verso la bellezza della natura e ricerca audiovisiva. Affascinante ma a volte troppo costruita a tavolino, rimane un'opera di grande tensione concettuale con echi di Malick e Albert Serra a cui avrebbe giovato un pizzico di visceralità in più. Presentato in concorso al 66° Festival di Berlino.
Maximal Interjector
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