He Got Game
He Got Game
Durata
136
Formato
Regista
Jake Shuttlesworth (Denzel Washington), omicida involontario della moglie, riceve un permesso speciale di una settimana per tornare a Coney Island e convincere il figlio adolescente Jesus (Ray Allen), promessa liceale del basket americano, a giocare per il College del governatore. In caso di successo, avrà uno sconto di pena: l'impresa non sarà facile.
Spike Lee (uno dei tifosi di pallacanestro più famosi d'America, tutte le sere in prima fila al Madison Square Garden per i suoi New York Knicks) confeziona un film dall'animo spiccatamente sportivo, divenuto un cult tra gli appassionati di basket. He Got Game ha una doppia anima: dramma familiare, apologo sulla seconda occasione e sulla forza dell'amore e del perdono da un lato; circostanziata, accorata, perfetta descrizione delle storture del sistema sportivo americano dall'altro. Una denuncia feroce contro la divinizzazione degli adolescenti (neri, con famiglie disastrate, cresciuti nei ghetti), obnubilati dalla fama e corrotti dal denaro facile, e un'opera di grande solidità, esaltata dalla sua natura ambigua e spezzata dalla medesima frattura che caratterizza il nome del protagonista: Jesus, «quello della Bibbia», ma anche (come spiega Jake in quella che è una delle sequenze più belle del film) il cestista Earl Monroe, il “Gesù di North Philadelphia”, perché «lui era la verità». Ray Allen, all'epoca giovane stella NBA, riesce a interpretare egregiamente un personaggio totalmente su misura: non a caso, il soprannome “Jesus” lo accompagnerà per tutta la ventennale carriera di giocatore. Milla Jovovich è Dakota Burns, John Turturro è il coach Billy Sunday.
Spike Lee (uno dei tifosi di pallacanestro più famosi d'America, tutte le sere in prima fila al Madison Square Garden per i suoi New York Knicks) confeziona un film dall'animo spiccatamente sportivo, divenuto un cult tra gli appassionati di basket. He Got Game ha una doppia anima: dramma familiare, apologo sulla seconda occasione e sulla forza dell'amore e del perdono da un lato; circostanziata, accorata, perfetta descrizione delle storture del sistema sportivo americano dall'altro. Una denuncia feroce contro la divinizzazione degli adolescenti (neri, con famiglie disastrate, cresciuti nei ghetti), obnubilati dalla fama e corrotti dal denaro facile, e un'opera di grande solidità, esaltata dalla sua natura ambigua e spezzata dalla medesima frattura che caratterizza il nome del protagonista: Jesus, «quello della Bibbia», ma anche (come spiega Jake in quella che è una delle sequenze più belle del film) il cestista Earl Monroe, il “Gesù di North Philadelphia”, perché «lui era la verità». Ray Allen, all'epoca giovane stella NBA, riesce a interpretare egregiamente un personaggio totalmente su misura: non a caso, il soprannome “Jesus” lo accompagnerà per tutta la ventennale carriera di giocatore. Milla Jovovich è Dakota Burns, John Turturro è il coach Billy Sunday.